Diplomazia

Papa-Macron: un’ora di colloquio su migranti, ambiente, pace ed Europa

È durato 57 minuti l'incontro tra il Papa e il presidente Macron, che nel pomeriggio ha preso possesso nella basilica di San Giovanni in Laterano del titolo di protocanonico d'onore. "La vocazione dei governanti è per i poveri", ha detto Francesco. E lui, rompendo il protocollo, gli ha messo la mano sulla spalla, poi due baci di saluto. La moglie Brigitte rigorosamente in nero, cappelli raccolti ma a capo scoperto.

È durata quasi un’ora – precisamente 57 minuti – l’udienza privata del Papa con il presidente della Repubblica di Francia, Emmanuel Macron. Ambiente, migrazioni, disarmo, Europa, i temi principali al centro del colloquio privato, che è stata l’udienza più lunga concessa da Bergoglio ad un capo di Stato, superata in termini di durata solo da quella riservata al presidente americano Obama. Prima di arrivare, intorno alle 10.40, in Vaticano, Macron – accompagnato dalla moglie Brigitte, rigorosamente in nero, capelli raccolti ma a capo scoperto – aveva fatto visita alla Comunità di Sant’Egidio. Il pomeriggio, invece, è stato dedicato alla basilica di San Giovanni in Laterano, per la presa di possesso del titolo di protocanonico d’onore del Capitolo lateranense. A Villa Bonaparte la conferenza stampa, per i soli giornalisti francesi. Nel suo primo incontro ufficiale con Papa Francesco, Macron era accompagnato da un seguito di 13 persone in tutto, compresa Brigitte, tra i quali il ministro dell’Interno, Gerad Collomb, incaricato dei culti religiosi, il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, e molti intellettuali – tra cui il filosofo Remi Brague – giornalisti e rappresentanti del mondo civile.

Dopo il colloquio a porte chiuse con il Papa nella biblioteca privata, Macron ha incontrato il card. Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato da mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Nel corso dei “cordiali colloqui” – si legge nel comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede – sono state affrontate “questioni globali di interesse condiviso, quali la protezione dell’ambiente, le migrazioni e l’impegno a livello multilaterale per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, specialmente in relazione al disarmo”. Medio Oriente, Africa e “prospettive del progetto europeo” gli altri argomenti dell’incontro.

Al termine del colloquio privato, il consueto saluto alle rispettive delegazioni. Durante lo scambio di doni, avvenuto mentre la coppia presidenziale ha affiancato il Papa, il presidente Macron ha donato a Francesco un’edizione storica e preziosa del “Diario di un curato di campagna”, di George Bernanos, in italiano, risalente al 1949. “È un libro che ha sempre amato molto”, ha detto Macron nel consegnarglielo. “L’ho letto molte volte, mi ha fatto bene”, la risposta del Papa, che a sua volta ha donato al presidente una medaglia di san Martino in bronzo. “È una medaglia di un’artista romano del secolo scorso, che rappresenta san Martino”, ha spiegato Francesco, soffermandosi poi sulla

“vocazione dei governanti” che “è per i poveri: tutti siamo poveri”.

Infine, come a tutti i capi di Stato, il Papa ha donato a Macron una copia dell’Evangelii gaudium, dell’Amoris Laetitia, della Laudato si’, dell’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate e del messaggio per la Giornata mondiale della pace. Alla fine, l’udienza del Papa a Macron si è conclusa con un fuori programma che ha rotto il solitamente rigido protocollo: il presidente francese, infatti, si è avvicinato al Papa e gli ha messo una mano sulla spalla, accarezzandola. Poi si sono scambiati due baci sulla guancia. “È stato un incontro molto affettuoso, all’insegna della complicità”, ha riferito il pool di giornalisti ammesso a seguire l’incontro durante il quale la presidente della Caritas francese, Veronique Fayet, ha consegnato a Francesco un dossier sulla finanza.

“Con gioia accogliamo il suo ingresso nel Capitolo della basilica lateranense”.

Con queste parole mons. Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha accolto nella basilica di San Giovanni in Laterano il presidente Macron, arrivato con circa mezz’ora di ritardo sull’orario previsto. “Oggi si perpetua la memoria di un’ antichissima tradizione che lega la grande nazione di Francia alla Chiesa apostolica”, ha proseguito il vescovo, sottolineando gli “sforzi di tutti gli uomini di buona volontà affinché cresca sempre più la responsabilità civile nei Paesi d’Europa, soprattutto in ragione delle crescenti difficoltà sociali che viviamo nel nostro Continente”. “L’ impegno comune degli uomini e delle donne che appartengono all’Europa, fondata su radici ebraiche fortemente connesse con l’identità cristiana – ha ricordato De Donatis – ci richiede impegni altissimi, tra cui quello per la dignità trascendente dell’essere umano, come ebbe a dire Papa Francesco nel discorso al Parlamento europeo del 25 novembre 2014”.

“Una delle malattie più diffuse del nostro tempo è la solitudine, propria di chi vive privo di legami”, ha detto citando “gli anziani abbandonati al loro destino e i giovani privi di riferimento e di identità per il futuro, i numerosi poveri che popolano la nostra città, gli occhi smarriti dei migranti venuti qui in cerca di un futuro migliore”.

“Ogni giorno in questa basilica viene elevata la preghiera per la pace nel mondo e per il progresso del genere umano”, ha concluso il vicario, che giovedì riceverà la berretta cardinalizia dalle mani del Papa: “Oggi lei entra a far parte della realtà del Laterano, a nome dell’intera nazione francese. Le assicuro la mia preghiera e condivido gli sforzi che vorrà fare per il benessere dei nostri Paesi e soprattutto per accompagnare la sofferenza di tanti nostri fratelli che cercano sostegno e conforto”.
“Ho deciso di accettare questo invito perché appartiene alla tradizione di concordia, di amicizia tra Francia e Vaticano alla quale sono attaccato”, le parole di ringraziamento di Macron: “La presenza del Capo di Stato – ha spiegato – sottolinea la volontà della Francia di approfondire la relazione di amicizia, comprensione, fiducia che intrattiene con la Santa Sede”, ha spiegato, auspicando che tali tradizioni “si sviluppino ancora per permetterci di lavorare insieme per la pace e al servizio del bene comune”.