Dedicata alla parola “memoriale” l’udienza di oggi, pronunciata da Papa Francesco di fronte a 10mila persone
La Messa non è uno spettacolo: è rifare il Calvario. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata di fronte a 10mila fedeli, tra cui anche una cinquantina di cinesi provenienti da Shan Xi. Francesco fa salire quattro ragazzi a bordo e termina l’udienza facendo gli auguri alla Fondazione Banco Alimentare per la colletta di sabato prossimo, “in operosa continuità con la Giornata mondiale dei poveri che abbiamo celebrato domenica scorsa”.
“La Messa è il memoriale del mistero pasquale di Cristo”, che “ci rende partecipi della sua vittoria sul peccato e la morte, e dà significato pieno alla nostra vita”. Francesco inizia soffermandosi sul significato della parola “memoriale”, che “non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, è qualcosa di più” che li rende in un certo modo presenti e attuali.
“Gesù Cristo, con la sua passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo ha portato a compimento la Pasqua”, sintetizza il Papa: la Messa è il memoriale della sua Pasqua, del suo esodo.
“Ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù Cristo risorto”.
Francesco sceglie questa immagine per spiegare che partecipare alla Messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore. Eucaristia, quindi, come trasfigurazione, attraverso la partecipazione alla vita divina che lo Spirito Santo rende possibile per ciascuno di noi.
“Nel suo passaggio dalla morte alla vita, dal tempo all’eternità, il Signore Gesù trascina anche noi con lui a fare Pasqua”, dice il Papa, che poi aggiunge a braccio: “Nella Messa si fa Pasqua. Noi nella Messa stiamo con Gesù, morto e risorto, e lui ci trascina davanti alla vita eterna”, come spiega anche San Paolo.
Gesù “morì per amore”. È la Messa in una frase, pronunciata ancora una volta a braccio. L’amore di Gesù è pasquale, è vittorioso: se lo riceviamo con fede, anche noi possiamo amare veramente Dio e il prossimo, possiamo amare come lui ha amato noi, dando la vita:
“Il suo sangue ci libera dalla morte e dalla paura della morte. Ci libera non solo dal dominio della morte fisica, ma dalla morte spirituale che è il male, il peccato, che ci prende ogni volta che cadiamo vittime del peccato nostro o altrui. E allora la nostra vita viene inquinata, perde bellezza, perde significato, sfiorisce”.
Cristo, invece, ci ridà la vita: Cristo è la pienezza della vita, e quando ha affrontato la morte l’ha annientata per sempre. La sua Pasqua è la vittoria definitiva sulla morte, trasformata grazie a lui in un supremo atto di amore.
“La messa è rifare il Calvario, non è uno spettacolo”.
È ancora una frase a braccio a suggellare l’udienza. Il Papa cita i martiri, che hanno dato la loro vita proprio sulla scorta della certezza della vittoria di Cristo sulla morte. “Solo se sperimentiamo questo potere di Cristo, il potere del suo amore, siamo veramente liberi di donarci senza paura”, il monito di Francesco: questo è la Messa, entrare nella passione, morte, resurrezione e ascensione di Gesù. Andare a messa, allora, è salire al Calvario.
Se fossimo davvero lì, e sapessimo che quell’uomo è Gesù – la domanda del Papa ai 10mila fedeli – “ci permetteremmo di chiacchierare, di prendere fotografie, di fare un po’ lo spettacolo?”. No, la risposta: “Sicuramente saremmo nel silenzio, nel pianto, e anche nella gioia di essere salvati”.
“Quando noi entriamo nella chiesa per celebrare la Messa, pensiamo questo”, l’invito finale per far sparire dalle nostre celebrazioni eucaristiche le chiacchiere, i commenti, e tutto ciò che ci allontana dalla bellezza della liturgia, che non è altro che il trionfo di Gesù.