“Essere un ‘influencer’ nel secolo XXI significa essere custodi delle radici, custodi di tutto ciò che impedisce alla nostra vita di diventare ‘gassosa’ ed evaporare nel nulla”. Nella parte finale del discorso pronunciato durante la Veglia al Metro Park, rispondendo alla domanda di una giovane palestinese, Nirmeen, il Papa è tornato sulla metafora della rete, con la quale aveva esordito, per invitare i giovani riuniti a Panama da tutto il mondo ad essere “custodi di tutto ciò che ci permette di sentirci parte gli uni degli altri, di appartenerci”. “Un santo una volta si domandò”, ha proseguito Francesco citando san Alberto Hurtado: “Il progresso della società, sarà solo per arrivare a possedere l’ultimo modello di automobile o acquistare l’ultima tecnologia sul mercato? In questo consiste tutta la grandezza dell’uomo? Non c’è niente di più che vivere per questo?”. “Io vi domando: volete questa grandezza o no?”, la prima domanda ai giovani: “Voi siete stati creati per qualcosa di più grande: siete disposti a dire ‘sì’?”. “Il Vangelo – ha ricordato il Papa – ci insegna che il mondo non sarà migliore perché ci saranno meno persone malate, deboli, fragili o anziane di cui occuparsi e neppure perché ci saranno meno peccatori, ma che sarà migliore quando saranno di più le persone che, come questi amici, sono disposte e hanno il coraggio di dare alla luce il domani e credere nella forza trasformatrice dell’amore di Dio”. “Volete essere ‘influencer’ nello stile di Maria, che ebbe il coraggio di dire ‘avvenga per me’?”, la proposta al popolo giovane: “Solo l’amore ci rende più umani, più pieni, tutto il resto sono cose buone, ma sono dei vuoti placebo”. “Abbracciare la vita con tutta la sua fragilità e piccolezza, ma anche con tutta la sua grandezza e bellezza”, l’invito finale: “Che Gesù vi aiuti a scoprire la bellezza di essere vivi e svegli!”.