Pane per il cammino, mistero di fede

Ricca e solenne la celebrazione che, nella domenica di Cristo Re, ha concluso l’anno dedicato dalla diocesi all’eucaristia, introducendola in quello già aperto dalla Chiesa universale nel segno della fede. La festosa Messa che ha suggellato il Congresso eucaristico diocesano si è svolta nel segno della Regalità di Cristo, acclamato sin dal canto iniziale “oggi e sempre tu regnerai” in una liturgia che dell’anno eucaristico e della sua fase congressuale ha voluto costituire «l’apice», come spiegato da don Fabrizio nella monizione introduttiva: «Tutto quello che abbiamo vissuto in questo anno trova oggi in essa il suo vero completamento. Ci siamo preparati nelle vicarie per arrivare al Convegno ecclesiale di verifica dello scorso giugno», il quale «ci ha chiesto di essere una Chiesa più attenta alla realtà familiare e alla trasmissione della fede ai giovani; di riprendere in mano la dimensione vocazionale della vita degli uomini; una maggiore sensibilità verso le realtà più povere e verso le vere povertà del nostro tempo; di farsi portavoce dei problemi sociali e del mondo del lavoro; un maggiore e efficace impegno “politico” dei credenti, libero dai condizionamenti, dagli interessi di parte e dai privilegi. La fase congressuale ha risposto tentando di mostrare come l’Eucaristia, culmine e fonte della vita cristiana, abiti a pieno titolo in tutte le dimensioni della vita degli uomini…». Sei intense settimane per ribadire come l’eucaristia sia «davvero la “forma” della vita cristiana, in tutte le realtà, in tutte le fasi e in tutte le dimensioni in cui questa stessa si declina».

Nella celebrazione si è voluto richiamare il legame dell’eucaristia col battesimo, il sacramento che introduce alla vita di fede, svolgendo all’inizio il rito dell’aspersione, in memoria del lavacro battesimale, e poi, dopo l’omelia del vescovo, rinnovando solennemente la fede con la formula delle promesse battesimali, con l’aggiunta di una domanda sulla fede nella presenza reale di Cristo nel pane e nel vino consacrati. Subito prima monsignor Lucarelli aveva ricondotto il senso della festa di Cristo Re al suo valore profondamente “eucaristico”, ricordando come la riflessione sull’eucaristia condotta in questo anno ha permesso di cogliere «che essa si presenta come atto supremo di una donazione totale di amore e di servizio; d’altra parte il trono di Cristo è la croce e la sua è una corona di spine, il suo scettro una semplice canna, la sua veste un manto scarlatto… Ecco le coordinate della regalità cristiana: un servizio umile e dirompente allo stesso tempo». Eucaristia, dunque, proseguiva l’omelia, «come sacramento del dono, ma anche dell’intelligenza, cioè della capacità di entrare dentro le cose, oltre l’apparenza», che ci offre «numerosi spunti per comprendere la nostra realtà, perché ci fa andare oltre». E il Congresso, che ha fatto riflettere sul mistero di un pane di vita che illumina i vari ambiti del vissuto umano, permette di introdurci all’Anno della fede ricordando che l’eucaristia «ha a che fare non solo con la fede, ma anche con la vita. Anzi è fede che diventa vita!». E se l’eucaristia «anima la vita in ogni suo aspetto e ci aiuta a decifrarlo, cioè a leggerlo fin dentro le pieghe più delicate, anche la fede deve farci acquisire una più profonda conoscenza e sapienza delle cose, in campo religioso e sociale».

Modellata sui cinque ambiti “vitali” anche la preghiera dei fedeli, le cui intenzioni sono state pronunciate da esponenti di “categorie” che volevano rappresentare gli aspetti di impegno ad essi legati: così è toccato a Raffaella, catechista a Quattrostrade, pregare perché la Chiesa, chiamata alla trasmissione della fede, si lasci nutrire dal pane di Cristo per un rinnovato annuncio, mentre una volontaria dell’Unitalsi ha chiesto che quanti sono segnati dalle fragilità possano incontrare vicinanza solidale dai discepoli di Gesù capaci di trasformare l’eucaristia celebrata «in presenza di misericordia verso i fratelli che soffrono». Letta da Giovanni, in rappresentanza dei genitori, l’intenzione legata alla vita affettiva, chiedendo che nelle famiglie si viva la comunione scaturita dalla mensa di Cristo. Pronunciata invece, significativamente, da una dei dipendenti della Schneider posti in mobilità (l’ennesimo dramma nel panorama occupazionale reatino capitato proprio nei giorni in cui il Congresso eucaristico rifletteva su lavoro e festa), l’intenzione per il mondo del lavoro, con la preghiera perché i credenti sappiano «condividere, nell’abbraccio eucaristico, ansie e speranze degli uomini e delle donne di questo tempo segnato da crisi e instabilità»; per ultima è salita all’ambone Licia, in rappresentanza dei laici impegnati in campo sociale, per la preghiera che domanda per i commensali in cammino verso la pienezza del regno di Dio la forza di essere «testimoni di speranza nella città dell’uomo» diventando “pane spezzato” per i fratelli.

Lo ha poi voluto simboleggiare, questo camminare verso il regno col sostegno del Corpo di Gesù, il cammino processionale con cui il Re adorato nell’Ostia consacrata solennemente esposta è stato condotto nelle vie cittadine. Alla processione eucaristica sfilavano le suore, i giovani scout, gli unitalsiani, i membri delle varie confraternite della diocesi con i loro abiti. E poi i tanti fedeli, ragazzi e adulti, uomini e donne che dalla Cattedrale han marciato in preghiera verso il Borgo, precedendo il clero e il baldacchino sorretto dai diaconi sotto il quale monsignor Lucarelli recava solennemente l’ostensorio, fino all’ingresso in S. Michele Arcangelo. Qui il vescovo ha ceduto la parola al confratello Chiarinelli per una intensa preghiera-meditazione conclusiva (vale davvero la pena riascoltarla, andando al video pubblicato nella WebTv del sito www.frontierarieti.com), subito dopo aver cantato l’inno dell’Anno della fede con l’invocazione “Adauge nobis fidem”. E don Lorenzo ha esordito ricordando che proprio nel memoriale eucaristico, dopo la consacrazione, si acclama il “mistero della fede”. Nell’adorare Gesù nascosto in un pezzo di pane si esprime il più grande atto di fede, ha detto l’emerito di Viterbo: il compimento della fede avverrà solo alla mensa del cielo, «ma noi siamo ancora in cammino, viviamo ancora nel tempo», e qui siamo chiamati a ribadire e rimotivare quella fede a cui è particolarmente dedicato l’Anno indetto da Benedetto XVI nel 50° del Vaticano II. In questo Anno l’invito è a metterci in ascolto del Signore che parla ricordandoci «le parole della fede riproposteci da quel grande evento dello Spirito Santo» che fu il Concilio. Chiarinelli ha voluto sottolineare alcune parole del Vangelo, scegliendo un passo per ciascuno dei quattro evangelisti in collegamento alle quattro costituzioni conciliari. E ha concluso, don Lorenzo, invocando un autentico incontro col Signore come quello con Abramo alle querce di Mamre (l’icona biblica scelta da monsignor Lucarelli per la sua lettera pastorale fresca di pubblicazione, di cui avvieremo su questa pagina una presentazione la prossima settimana): «Anche noi vorremmo incontrarti e aprirci al futuro».

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