Siamo in estate. Lo dice il calendario, lo conferma il palinsesto. La televisione, che spesso “certifica” la realtà più dell’esperienza diretta, ce lo ricorda con una programmazione nettamente differente da quella di tutto il resto dell’anno.
Al netto dei Campionati mondiali di calcio in onda in questi giorni sulle reti Mediaset, nel periodo estivo il piccolo schermo è attraversato da fenomeni ricorrenti. Scompaiono le trasmissioni che durante l’anno hanno fatto registrare i maggiori ascolti (“Striscia la notizia”, “Domenica Cinque”, “Domenica In”, i talk show serali…) e ricompaiono in parallelo gli spazi dedicati alla tv che fu (“Techetechetè”), al “meglio” delle ultime produzioni e ai soliti film visti e rivisti, a tutte le ore del giorno.
Perfino i telegiornali e gli spazi informativi, che dovrebbero mantenersi fedeli a se stessi a prescindere dalla stagione in corso, modificano sensibilmente il proprio assetto, allargando gli spazi dedicati alle soft news, alle tendenze di moda, ai viaggi, alle vacanze e al costume (anche da bagno). Il meteo torna a farla da padrone, generando ciclicamente i consigli per resistere al caldo e per utilizzare al meglio il periodo di ferie. E tornano puntualmente anche i luoghi comuni lessicali, dal cosiddetto “esercito di vacanzieri” ai puntuali “esodo” e “controesodo”.
Purtroppo accanto a queste frivolezze ci sono anche le drammatiche cronache degli sbarchi dei migranti, in questa fase al centro dell’attenzione non soltanto per la drammaticità del fenomeno ma anche per un atteggiamento del nuovo governo Conte (ma sarebbe più corretto chiamarlo governo Salvini – Di Maio) che non perde occasione per tagliare a parole e nei fatti la rete della solidarietà.
Al di fuori dell’attualità, si gioca di rimessa e di magazzino anche perché in questa stagione è sospeso il “periodo di garanzia”, che va da fine settembre a metà giungo, durante il quale l’audience misurata quotidianamente diventa il termometro per garantire agli investitori pubblicitari le dovute quantità di pubblico. Svincolata temporaneamente dai condizionamenti dell’Auditel, la programmazione è più libera non soltanto di riciclare ma anche di sperimentare nuovi formati che, se incontrano l’attenzione del pubblico, possono diventare appuntamenti fissi nella nuova stagione televisiva.
Il palinsesto estivo può anche generare effetti benefici. Innanzitutto può essere a modo suo rasserenante: la programmazione disimpegnata di cui sopra induce nel pubblico una sensazione distensiva e orientata allo svago, nel tipico stile dell’estate. In secondo luogo può rafforzare la memoria collettiva condivisa, riproponendo una serie di contenuti all’insegna del “dejà vu” che riunisce sotto la stessa bandiera della tradizione la community del piccolo schermo. Inoltre, può progressivamente generare attesa per la ripartenza della stagione impegnata, con anticipazioni sui programmi forti dell’autunno.
A prescindere dalla televisione, vale comunque la pena di approfittare del bel tempo e delle giornate lunghe per uscire e incontrare, invece dei personaggi televisivi, le persone in carne e ossa. Lo spettacolo autentico sono loro.
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