Quanti governi ci sono in Italia?

Qualche osservatore si è spinto a parlare dell'esistenza di tre governi. In realtà, il gioco delle rappresentazioni funziona soltanto fino a un certo punto. Serve più che altro a mettere in luce la necessità che il governo riesca a trovare un suo equilibrio complessivo.

Ma quanti sono i governi in Italia? Quando il nuovo esecutivo è nato, un mese fa, l’immagine che più veniva usata per rappresentarlo era quella di una diarchia, come se esistessero due governi in uno, guidati rispettivamente dai leader dei due partiti di maggioranza, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

In un brevissimo volgere di giorni, quest’ultimo è riuscito a conquistare la scena con tale preminenza e a imporre così pervasivamente la sua agenda politica, che ci si è ritrovati a rappresentare un governo con un solo leader, il segretario della Lega, appunto. Nel frattempo, però, ha cominciato a profilarsi all’interno dell’esecutivo – anche nel confronto con l’approccio bellicoso di Salvini – un ruolo qualificato della sua componente “tecnica” (o istituzionale, se si preferisce).

A cominciare naturalmente dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per arrivare poi al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, e al ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Qualche osservatore, allora, si è spinto addirittura a parlare dell’esistenza di tre governi.

In realtà, il gioco delle rappresentazioni funziona soltanto fino a un certo punto. Serve più che altro a mettere in luce la necessità che il governo riesca a trovare un suo equilibrio complessivo, che non sia soltanto l’esito del rapporto di forza tra una Lega arrembante e un M5S che appare in difficoltà. Il partito di Salvini, stando ai sondaggi, avrebbe oggi un consenso almeno equivalente a quello dei cinquestelle e appare in costante crescita, come dimostrano anche i segnali del voto amministrativo. Ma il partito di Di Maio conserva una rappresentanza parlamentare quasi doppia rispetto all’alleato-competitore.

Rispetto a questa situazione, la ricerca di un punto di equilibrio è proprio il campo in cui il presidente del Consiglio – che a rigore è costituzionalmente chiamato a dirigere la politica generale del governo e ad assicurarne l’unità di indirizzo – e gli altri ministri citati possono effettivamente svolgere un ruolo positivo. Tanto più se, chiusa la lunga fase elettorale politico-amministrativa e venendo al pettine alcuni nodi fondamentali, come la legge di bilancio, la propaganda fondata sulle paure lascerà un po’ di spazio agli interventi che riguardano i bisogni reali dei cittadini e delle famiglie.

Il Paese ha urgente necessità di essere pacificato e di riprendere un cammino comune, anche se purtroppo l’impressione è che i partiti già pensino alle elezioni europee del 2019 e il rischio di un altro anno di campagna elettorale è molto elevato.

Peraltro l’equilibrio del sistema, se incombe in modo pressante sulle forze che hanno in mano il governo, chiama in causa anche chi al governo non è.
La democrazia funziona se di fronte a una maggioranza capace di governare nell’interesse del Paese c’è un’opposizione in grado di rappresentare una potenziale alternativa. E al momento non se ne vedono i contorni.