Cammino Sinodale

Non sognare un’altra Chiesa, ma una Chiesa più vicina a Gesù Cristo

La veglia di Pentecoste ha offerto l'occasione per fare il punto sul Cammino Sinodale della Chiesa attraverso la restituzione - nelle pagine del settimanale diocesano Frontiera, distribuito ai presenti - della sintesi sinodale invita alla Conferenza Episcopale Italiana

L’occasione per ritrovarsi insieme e invocare lo Spirito: «quello che ci fa Chiesa, che dà origine alla Chiesa», ciò che rende la Chiesa qualcosa di profondamente diverso dalle altre esperienze umane, senza il quale essa «rischia di essere una struttura tra le altre».

Salutando i presenti all’inizio della veglia vissuta sabato 3 giugno in Cattedrale, è stato il vescovo Domenico a ricordare ai presenti il significato della solennità di Pentecoste. In tanti si sono ritrovati in Santa Maria per partecipare alla celebrazione, che ha offerto anche l’occasione per la restituzione, tramite le pagine del settimanale diocesano «Frontiera», della sintesi sinodale inviata dai referenti alla Conferenza Episcopale quale contributo della diocesi al Cammino Sinodale della Chiesa italiana. Una traccia che insieme ai documenti delle altre 200 diocesi italiane, contribuirà alla composizione di una sintesi nazionale.

Il testo – hanno spiegato i referenti diocesani Silvia Caprioli e Tommaso Cosentini – non è né un riassunto, né una sintesi dei documenti sinodali giunti dai vari gruppi costituiti negli scorsi mesi nella diocesi. Si tratta piuttosto di un modo per condividere il senso, i frutti, le consapevolezze emerse nella prima fase dell’ascolto grazie al metodo della conversazione spirituale. Una percorso che ha coinvolto soprattutto le parrocchie e le persone maggiormente impegnate nella vita ecclesiale, ma che non è affatto concluso. Al contrario, è pronto a spingersi all’esterno, ad allargare l’ascolto all’intera società per cogliere le domande aperte attorno a Dio e alla Chiesa; per aprire nuove strade di incontro tra le donne e gli uomini del nostro tempo e il Vangelo.

Tre le esigenze emerse: quella di ascoltare e sentirsi ascoltati, quella di vivere la prossimità, quella di esercitare la corresponsabilità. Sembrano consapevolezze antiche, parole consumante, ma il cambiamento è importante: «la novità è nello slancio e nel desiderio che queste consapevolezze portano con sé grazie all’esperienza vissuta». La tendenza innescata dal Cammino Sinodale è quello di fare dell’ascolto, della prossimità e della corresponsabilità, non parole chiave o questioni di metodo, ma «una postura», qualcosa che appartiene ai cristiani in modo intimo, strutturale, costitutivo. Quasi fosse un processo di rieducazione che va sciogliere il corpo ferito e contratto della Chiesa per restituire alle sue membra forza e agilità.

Che questo cambiamento avvenga a partire dall’ascolto non è un caso: quando esso è autentico, non è mai senza conseguenze. Ascoltare non è mai un esercizio passivo e distratto, ma creativo propositivo. E quando la Chiesa di pone in ascolto riscopre facilmente di essere Ecclesiam suam, «cioè di Gesù Cristo», ha sottolineato il vescovo completando la presentazione della sintesi sinodale con un riferimento all’enciclica di Paolo VI.

«Ritrovare questa coscienza – ha aggiunto mons Pompili – significa accorgersi che la “speranza” abita in noi grazie allo Spirito che “intercede con gemiti inesprimibili”. E quando qualcuno offre speranza diventa immediatamente interessante». Non si tratta allora di «sognare un’altra Chiesa, ma una Chiesa sempre più vicina a Gesù Cristo». Un rinnovamento reso possibile proprio dall’ascolto autentico, che fa del Cammino Sinodale «Non un’operazione di maquillage, di una tinteggiatura superficiale», ma un percorso che porta ad avere «gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù», a ritrovarlo presente e contemporaneo; non «un personaggio del passato, la “via nuova e vivente” da percorrere insieme, senza farsi sopraffare da paura, stanchezza, delusione».

Ritrovare i sentimenti di Gesù è accogliere quell’energia dello Spirito che Cristo promette nelle ultime parole rivolte agli apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni». Qualcosa che è ben espresso nella preghiera – scritta ancora da Paolo VI – che il don Domenico ha condiviso in conclusione: «Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi, per imparare l’amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra vita faticosa, fino all’incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli. Amen!».