Non è proprio un bel vedere…

Un gruppo di cittadini residente nella zona Belvedere denuncia la battaglia legale che dal 2007, quotidianamente, porta avanti contro il supposto disboscamento di una parte della collina di Campomoro.

In architettura con il termine Belvedere si intende quella struttura, aperta ai lati e posta in alto, la cui vista panoramica offre uno spettacolo invidiabile e per certi versi vantaggioso sul fronte naturalistico. Questo formalmente, ma non sempre alla definizione corrisponde la realtà dei fatti. Lo sanno bene alcuni residenti di Rieti in quella zona della città che corrisponde proprio al nome di Belvedere, poco distante dal cuore del capoluogo sabino.

Da anni sono impegnati in una lotta senza fine contro il presunto abuso edilizio perpetrato ai danni di una regione boschiva sovrastante la zona di Campomoro. Sostanzialmente ciò per cui si combatte è la difesa e tutela dell’ambiente, legittimando il diritto a costruire laddove vi siano i parametri consentiti dalla legge e sostenendo con forza il reato edilizio laddove quei parametri siano violati. Carte alla mano, si accerta che il vincolo paesaggistico sia riconosciuto dal Decreto Ministeriale 12.12.1964 nonché dal vincolo ex lege che lo tutela quale zona boschiva.

Il possesso indiscriminato di territori dal forte prestigio naturalistico è una piaga che infetta tutto il sistema sociale italiano, e Rieti, purtroppo, non si allontana da questa consuetudine; tanti, troppi, sarebbero i casi da citare. Spesso il reato resta impunito, altre volte invece accade che un gruppo di cittadini costituisca ad hoc un comitato per la salvaguardia del patrimonio ambientale comune, e nonostante le insidie, la reticenza e l’ostilità con cui quotidianamente deve avere a che fare, non si arrende. Per la difesa di un ideale, per proteggere il territorio o soltanto per amore di giustizia.

Ripercorrere le tappe della vicenda, anche se per sommi capi, è doveroso: nel 2007, previa autorizzazione paesistica, prendono avvio i lavori per edificare in un’area, detta B; tuttavia con il passare degli anni, l’intervento si è esteso anche in un’altra area, detta C, questa volta, secondo quanto sostenuto dal Comitato Belvedere, mancante di ogni permesso, e quindi si tratterebbe di un intervento non idoneo, in quanto zona boscata. Il ricorso al TAR del Lazio e le denunce sui maggiori quotidiani locali sono state le risposte immediate a quello che viene considerato come un vero e proprio sopruso.

In tutto ciò le istituzioni latitano: dopo l’iniziale interesse manifestato da alcune compagini politiche, particolarmente votate alla tematica ambientale, o semplicemente al buonsenso, arriva pesante come un macigno quel silenzio che sa di rinuncia e, ancor più grave, di indifferenza. Nei mesi scorsi la svolta apparente: sospensione dei lavori. La sospensione, con effetto immediato, doveva permettere il normale svolgimento degli accertamenti da parte degli organi competenti sulla effettiva natura del terreno su cui si intende edificare. E invece nel mese di agosto, dopo appena 15 giorni di stop, i lavori sono ripresi inesorabilmente, a discapito di chi credeva in un finale diverso.

E così, privati anche di quest’ultima speranza, i membri del Comitato Belvedere si sono ritrovati di nuovo da soli a combattere con l’arma bianca della legalità per far valere il loro diritto di residenti, ma prima di tutto di cittadini, in nessun caso disposti a cedere finché non verrà fatta ufficialmente chiarezza.

Defraudare un territorio della propria componente boschiva non solo offre uno spettacolo indecoroso all’occhio umano, ma è oltretutto pericoloso: il danno all’ambiente influisce in maniera irreparabile sull’intero ecosistema. È conoscenza comune che boschi e foreste contribuiscono alla tutela idrogeologica e preservano dal rischio di frane, smottamenti e valanghe; proteggerli è un dovere, compromettere la sicurezza dell’uomo e dell’ambiente è un reato.

Si lotta contro tutto questo, contro il tempo e contro la macchina tirannica del denaro, perché non si possa dire che non si ha a cuore il bene della città e dei suoi abitanti, e perché il rispetto del territorio sia al primo posto, sempre.