Nero di …Seppia

Sta facendo discutere molto, e scandalizza, la storia del prete di Genova, Riccardo Seppia, che priviamo di appellativi se non altro per un minimo di decenza, per la sua allegra vita sessuale, sembrerebbe anche nei confronti di minori, ma più ancora per il commercio e l’uso di sostanze stupefacenti.

Fare del facile e grossolano moralismo non è più il caso; forse fatti simili c’erano anche nel passato, nessuno potrà dire se di più o di meno, ma oggi con i mezzi di comunicazione e i sistemi di intercettazione non si può più pensare di farli rimanere negli archivi segreti dei vescovadi o del Vaticano.

Si apre una stagione nuova, anzi si è aperta, per scelta coraggiosa ma anche inevitabile del Papa attuale, ma si è aperta anche per altre categorie di persone ritenute un tempo intoccabili, come il capo del fondo monetario Strauss-Khan: è una conseguenza della società liquido-magmatica nella quale siamo immersi.

Certamente lo scandalo è maggiore quando queste cose accadono ad un prete, non tanto se si innamora di una donna adulta e da cui è corrisposto e fugge con lei, ma se ha manìe per giovani minori di età, maschi o femmine, affidati alle sue cure pastorali e spirituali, o peggio ancora se frequenta locali particolarmente malfamati.

Sembrerebbe che nel caso di specie anche i suoi parrocchiani sapessero delle sue nottate brave e delle sue frequentazioni “poco canoniche”: non dobbiamo prendercela né con lui, che a questo punto ha sicuramente problemi psichici e relazionali, né tanto con chi non poteva sapere, ma certamente con chi gli stava più vicino, fossero i parrocchiani o i suoi confratelli preti.

Quando si hanno prove certe o numerosi indizi o fondati sospetti, ancorché da verificare, si deve prendere carta e penna e mandare una bella lettera con ricevuta di ritorno al legittimo superiore ecclesiastico, prima che all’autorità giudiziaria statale.

Non possiamo più né pensare, né credere, che vi sia alcuno intoccabile, solo perché un giorno gli sono state messe le mani sopra la testa da un vescovo e gli è stato dato un segno col crisma.

Non si può rovinare nessuno per un semplice sospetto, siamo d’accordo, ma se si hanno prove si deve allarmare l’autorità ecclesiastica per iscritto: scripta manent!

L’autorità ecclesiastica ha il dovere del controllo e deve trovare i mezzi per indagare, fino a diffidare il sospettato, a metterlo sotto stretto controllo e a toglierli qualche soldino dallo stipendio, fino ad attivare la procedura prevista per la sospensione a divinis officiis (dalle funzioni e dallo stipendio).

Parliamoci chiaro! Il principio cristianissimo della comunione fraterna, tanto giustamente tornato in auge dopo il Concilio Vaticano II, è sacrosanto, ma con il principio della comunione non si governa né il mondo né la Chiesa.

Si governa con il diritto e, se necessario, con l’applicazione delle sanzioni e delle pene, perché vi sia ordine nella società e nella Chiesa.

Questo dobbiamo pretenderlo noi laici cattolici e lo deve pretendere quella parte sana del clero che è maggioritaria e che lavora per il bene dei fedeli e della Chiesa, in ultima analisi per il Vangelo.

Ognuno di noi ha le sue zone d’ombra in foro interno e in foro esterno, ma quando l’ombra comincia a diventare cupa e nera, allora il male va estirpato con tutti i mezzi leciti, così che risplenda maggiormente il bene.

Compassione per il peccatore sì, ma tolleranza zero per il peccato, soprattutto se gravissimo e se reato per il diritto dello Stato.

La Chiesa di oggi e del futuro non può permettersi di condire nulla col nero…di Seppia!