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Nella vigna del Signore

Fede e cultura del vino hanno ancora oggi qualcosa in comune?

Il 7 novembre ricorre la festa di s. Villibrordo (658-739), monaco di origine inglese, primo vescovo della neonata diocesi di Utrecht. Maestro di s. Bonifacio, Villibrordo è considerato l’apostolo della Frisia e viene descritto dai biografi come piccolo di statura, nero di capelli, di costituzione assai fragile, con occhi profondi e vivi. Uomo di azione e di preghiera, è lui ad introdurre per la prima volta la figura del vescovo ausiliare. A Echternach (Lussemburgo) Villibrordo fonda un piccolo convento, dove muore il 7 novembre 739, a 81 anni. Forse, però, non tutti sanno che lungo la Mosella, il fiume che attraversa Francia, Lussemburgo e Germania, “l’apostolo della Frisia” è venerato anche come “il santo del vino”. Spesso raffigurato con una botte o una bottiglia di vino, a lui si fanno risalire non meno di tre miracoli legati al vino. Non solo. Il frutto della vite ha avuto un ruolo centrale anche nella fondazione del monastero di Echternach, perché l’abbazia possedeva grandi vigneti lungo la Mosella.

Fede e cultura del vino hanno ancora oggi qualcosa in comune? Pare proprio di sì. A spiegarlo – in occasione della festa di s. Villibrordo – è don Ulrich Laux, che la vocazione ad essere “operaio nella vigna del Signore” l’ha abbracciata a 360 gradi. Lo racconta sul sito e sulla pagina Fb dell’agenzia di stampa tedesca katholisch.de.

Sacerdote della diocesi tedesca di Treviri, don Laux è oggi responsabile dell’ufficio diocesano per i ritiri, l’accompagnamento spirituale e la pastorale vocazionale. Ma non solo. Sommelier diplomato, per diversi anni è stato anche membro della commissione di controllo del vino della Camera dell’Agricoltura della Renania-Palatinato.

“Vengo dalla regione della Mosella – racconta – e nella mia famiglia c’è sempre stato il vino. Veniva servito durante i pasti, perché a casa dei miei genitori non era solo un piacere per il palato, ma era un vero e proprio alimento. Quando, poi, nel 1976 sono entrato in Seminario, il vino ha avuto ancora un posto speciale nel mio cammino. Come? Noi candidati al sacerdozio avevamo il privilegio di acquistare a prezzo scontato vini dai “Bischöfliche Weingüter” (i vigneti episcopali). Ricordo che ci fu permesso di acquistare ad un prezzo accessibile vino di prima classe delle annate 1969, 1971 e 1975, tre annate davvero eccellenti”.

Nella diocesi di Treviri, i “Bischöfliche Weingüter” consistono in circa 100 ettari di vigneti. “Prima dell’ordinazione – aggiunge don Laux – proprio alla fine della formazione, c’era una degustazione di vini nell’imponente cantina dei “Bischöfliche Weingüter”, un rituale che continua ancora oggi”.

Per cinque anni segretario del vescovo Hermann Josef Spital (1981-2001), don Laux conosce bene i vigneti episcopali. “Tra i miei compiti – spiega – c’era quello di essere responsabile del vino ai ricevimenti ospitati dal vescovo. Un compito che mi piaceva molto, perché si trattava di scegliere i vini giusti da abbinare al cibo. Ricordo che il vescovo Spital una volta mi disse: ‘Lei ha più conoscenza del vino di me!’”.

Le viti intrecciano i loro tralci con la vita di don Laux anche quando questo diventa cappellano all’ospedale di Bad Kreuznach. “Una volta – racconta – un medico mi portò a una degustazione di vini dove il compito era di assaggiare 40-60 varietà in due ore. Dato che avevo un buon naso e un buon gusto, mi è stato subito chiesto se fossi stato interessato alla formazione per diventare un assaggiatore di vini”. Perché no? Dopo sei giorni di corso, don Laux – insieme a laureati e aspiranti maestri di cantina – si presenta all’esame, che supera senza alcun problema. “Per otto anni ho fatto il sommelier e sono stato membro della commissione d’esame dei vini della Camera dell’Agricoltura della Renania-Palatinato. Durante questo periodo non solo ho conosciuto molti vini, ma anche molti viticoltori della Mosella, Nahe, Ahr o nel Reinhgau, con cui sono rimasto in amicizia”.

Dalla vigna alla vigna del Signore il passo è breve. “Le conversazioni con i viticoltori – spiega don Laux – vanno ben oltre il vino. I viticoltori sono persone profonde. Con il vino la comunicazione è sempre possibile e i viticoltori sono persone molto comunicative. Spesso è accaduto che da un incontro personale con le famiglie dei viticoltori si arrivasse a incontri sacramentali e teologici. Ricordo un funerale in un paese protestante dove, in spirito ecumenico, mi è stato permesso di seppellire un viticoltore insieme al mio confratello protestante. Ho conosciuto anche viticoltori che anche sul letto di morte pensavano ancora al vino e chiedevano di poter sorseggiare ancora una volta il loro vino migliore”.

Don Laux ricorda che gli esercizi ignaziani hanno molto in comune con la scienza sensoriale del vino. “Il vino ha più di 200 ingredienti che devono essere riconosciuti e nominati in una degustazione. Bisogna riconoscerne l’odore: sa di acetone o puzza di sudore di cavallo. Ricordare i gusti è importante quando si degusta un vino. Vista, olfatto e gusto hanno un ruolo importante negli esercizi ignaziani: sono richiesti uno sguardo chiaro, il naso giusto e un palato capace di fare distinzioni”.

Laux ricorda che, per arrivare a maturazione, il vino e la vita di fede hanno bisogno di lavoro, tempo e pazienza. “Purtroppo ai nostri giorni non sappiamo più attendere pazientemente che i frutti siano maturi, nelle vigne così come nella fede. Vogliamo sempre un risultato rapido – sottolinea –. Un vigneto ha bisogno almeno di 5 anni per arrivare ad una buona produzione”.

Il vino, insieme al pane, sono fondamentali nell’Eucaristia. “Ricordo un discorso in cui il vino e il pane erano indicati come i ‘frutti del nuovo cielo’. Mentre il latte e il miele sono prodotti completamente naturali, il pane e il vino hanno bisogno dell’intervento dell’uomo per diventare frutti di vita. Il fatto che il pane e il vino siano usati nell’Eucaristia mostra quanto Dio voglia che rimaniamo legati ogni giorno a questi ‘frutti del nuovo cielo’. Non sorprende quindi che il vino accompagnasse la musica nei monasteri, perché questo vino era usato come vino da messa. Dove c’erano i monasteri, c’era il vino”. Il vino è assai presente anche nella Bibbia. “Nelle Sacre Scritture sono più di 200 i riferimenti al vino – conclude don Laux –. Una delle citazioni più belle è ‘Bevi il tuo vino con cuore lieto’ (Qoelet 9,7). Un’esperienza, questa, che ho sempre fatto incontrando i viticoltori e gli amanti del vino”.