È morto l’on. Bartolo Ciccardini, amico di Rieti e degli operai SNIA

“Saranno molti gli ex-operai della Snia che ebbero la fortuna di conoscerlo – mi dice mons. Salvatore Nardantonio, a quei tempi, tra la fine dei ’60 e la metà dei ’70, quando l’attuale parroco della basilica di sant’Agostino era giovane cappellano della più importante e problematica fabbrica cittadina: la Supertessile – che si rattristeranno nell’apprendere come la notte scorsa, il Signore abbia richiamato a sé uno che per la sua vigna e per la società civile, ha lavorato molto. Appunto, fino alle ultime ore di vita”.

L’ultima notte per l’onorevole Bartolo Ciccardini è stata quella la cui alba si è aperta sulla festa cristiana di sant’Antonio da Padova, il taumaturgo amato e onorato dai reatini.

L’on. Ciccardini aveva 85 anni. Ma era ancora attivissimo. Come lo fu nei suoi primi anni di deputato e fin dai precedenti, quando nel 1958 venne a Rieti a sostenere la prima campagna elettorale che Franco Maria Malfatti svolse nella circoscrizione elettorale umbro sabina, dandogli una grossa mano e contribuendo alla riuscita dell’uomo politico sabino che risultò eletto al secondo posto nella graduatoria che allora annoverava dodici parlamentari.

Ci si domanderà cosa ebbero a che fare gli operai della Snia con l’onorevole Bartolo. I tempi erano quelli in cui si avvertiva e c’era nel cuore degli uomini, una generale esigenza di formazione spirituale e sociale.

Gli operai di quel complesso sorto nel 1927 sul viale Maraini, ormai inattivo da anni, coglievano il bisogno di accrescere le proprie conoscenze e di arricchire il loro bagaglio professionale con una cura particolare per la spiritualità e per le discipline e le relazioni sociali. Con la propria sensibilità di prete, don Salvatore capì il desiderio delle maestranze e mise su un’agile struttura formativa.

Ciccardini ne divenne presto il maggiore referente e insieme con il cappellano tennero annuali cicli di interessanti e seguitissime lezioni. “Poi noi, con le maestranze e con i tecnici, concludevamo la serata in santa allegria, con una semplicissima cena intonata all’amicizia e alla frugalità, pagando alla romana”.

Sulla scia delle dichiarazioni di mons. Nardantonio, che raccontano di un Ciccardini molto vicino agli operai e alle persone certamente non ricche, ma anzi sofferenti per un lavoro pericoloso e difficile quale era quello della produzione di fiocco e rayon, stamane Europa, il quotidiano degli ex-democristiani, ha aperto il suo sito on-line con un articolo dell’onorevole Silvia Costa, collega e amica di Bartolo per lunghissimo tempo, titolandolo così: “Bartolo Ciccardini, la politica raccontata ai giovani”, confermando il carisma di educatore e pedagogo dell’ex parlamentare.

Con Bartolo, con cui avevo ripreso un intenso rapporto epistolare “e-mail” da alcuni anni per un mio lavoro per il quale egli è stato importantissimo, fornendomi suggerimenti e notizie sulla vita politica di Malfatti, quando fu delegato nazionale del Movimento giovanile della DC, e fino agli inizi del mese di questo giugno, inviandomi preziose fotografie di quei tempi, il 3 giugno scorso, nella qualità di direttore del settimanale online Camaldoli.com, ove era molto attivo come nel partecipare a dibattiti e tavole rotonde, Ciccardini aveva scritto un pezzo illuminante sull’esito elettorale dello scorso 25 maggio e, nel commentare la strepitosa vittoria di Renzi, aveva affermato fra l’altro: «Ed arriviamo al punto della questione che ci sta più a cuore: l’atteggiamento dei cattolici dopo la loro ingiustificata assenza dalla scena politica degli ultimi anni. Prendiamo in esame il giudizio di Marco Tarquinio, il direttore dell’Avvenire d’Italia, quotidiano dei Vescovi italiani (che ancora non hanno trovato un accordo sul loro sistema elettorale con il loro Vescovo di Roma che, almeno a Gerusalemme, parla italiano).

Tarquinio dice: “Tutti, ma proprio tutti, hanno dovuto prendere atto della vittoria del premier Renzi. Perché Renzi ha vinto con un numero di voti che in Italia nessuno aveva più avuto dopo la fine della DC; perché ha ricevuto dal basso ed al cospetto dell’Europa i numeri su cui in Parlamento non può contare; perché ha rinunciato a piazzare sulla scheda elettorale il proprio nome sopra quello del partito di cui è leader”.

Tuttavia Tarquinio annuncia un senso di sospensione: “La vittoria di Renzi è anche la vittoria del PD. Ma le due vittorie coincidono?”. “Renzi ha realizzato un vero e proprio sfondamento al centro. La mia domanda è: il partito continuerà compatto a seguirlo?”.

La domanda che Tarquinio si fa è molto interessante. Potrebbe anche essere rivoltata. Poiché Renzi ha sfondato in quel centro che tradizionalmente era occupato dai cattolici, riuscirà a seguire e a valorizzare quei voti? Il Direttore dell’Avvenire vede un dato positivo e teme un dato negativo. Il dato positivo è l’attenzione per i poveri. Considera gli 80 euro come due settimane di spesa per molte famiglie. Ed apprezza “la svolta a favore del terzo settore”, mentre aspetta di vedere come sosterrà “le famiglie con i figli”. Come lato negativo il Direttore teme che il PD lo frenerà e cercherà di spingerlo su percorsi “divisi”».

«Con questo timore ben evidenziato si viene al punto della questione cattolica – continuava a scrivere Bartolo. «Finora la strategia di una rinnovata presenza politica dei cattolici auspicata da Benedetto XVI a Cagliari e dal Presidente della CEI a Todi, era stata frenata da una posizione politica ispirata ai valori “non negoziabili” che nella realtà nascondeva l’adesione massiccia di C.L., il movimento cattolico più organizzato, al progetto di Berlusconi e, attraverso di lui, alla Lega razzista ed al fascismo negatore dell’Europa. Siamo quindi nel cuore della “questione cattolica».

E’ venuto il momento – scriveva ancora Ciccardini 9 giorni fa – di parlare della questione cattolica in termini chiari e pacifici (esaminando il clamoroso risultato del voto). Il paragone con la DC manca proprio di questo particolare: non si può parlare di un paragone con la DC, perché nella competizione non c’era alcuna rappresentanza politica dei cattolici. Non c’è stato un patto fra sinistra e centro, ma è avvenuto uno sfondamento: il ceto di centro, rappresentato nel passato dai cattolici, è franato sul PD. È colpa o merito dei cattolici?».

Dopo essersi lamentato per molto tempo della scomparsa dei cattolici italiani dal Parlamento come forza organizzata dalle finalità condivisibili ed alte, Ciccardini affermava: “Infine non posso rinunciare ad un’ipotesi, anche se la politica, come la storia, non si fa con le ipotesi. Avrebbe Renzi raggiunto questo risultato se fosse scesa in campo una formazione di forte carattere europeista a rappresentare il pensiero e la cultura cattolica fortemente legata al concetto di Europa, figlia del cristianesimo? (Noi avevamo sperato in una scelta di candidati europei attraverso elezioni primarie promossi da tutti i movimenti cattolici, a partire dalle parrocchie).

Questo avrebbe favorito o danneggiato Renzi? Sarebbe stato un chiarimento sulle alleanze necessarie per la stabilità italiana o sarebbe stato un intralcio alla già confusa situazione politica? Secondo me sarebbe stato un segnale forte per l’Europa – ribadiva Bartolo – ed un responso senza appello per il pericolo rappresentato da Grillo. Ma la politica, come la storia non si fa con i se”.

L’ultimo pensiero dell’on. Ciccardini, mi pare di capire, sia stato per la complessa tematica dei cattolici e per l’Europa. Chi lo seguiva su Camaldoli.com e da oggi non lo leggerà più, conosceva bene i suoi pensieri. Egli voleva tornare a dare una validità certa e sicura al voto cattolico, senza confonderlo.

Lavorava al rilancio dell’ideale europeo, così come aveva appreso negli anni giovanili accanto a De Gasperi, a Moro, a Fanfani e a Malfatti, temi per i quali aveva insegnato agli inizi dell’esperienza malfattiana a Rieti e sui quali, mi ricorda don Salvatore, aveva intrattenuto gli stanchi, ma interessati operai della Snia, le tante sere delle lontanissime lezioni tenute nel teatrino della fabbrica di viale Maraini.