Mons. Ambrosio (Comece): Europa necessaria ma “da ripensare”. In programma un grande appuntamento a Roma

La plenaria della Commissione degli episcopati della Comunità europea ha affrontato alcuni temi prioritari: la povertà diffusa, il Brexit, il futuro dell’Ue. Il vicepresidente, monsignor Gianni Ambrosio, segnala gli elementi emersi nella tre-giorni di Bruxelles e sottolinea il sostegno della Chiesa cattolica al processo di integrazione politica. Mettendo al primo posto gli “ultimi” e richiamando il messaggio di Papa Francesco

L’assemblea plenaria della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), svoltasi a Bruxelles nei giorni 26-28 ottobre, ha affrontato, come sempre, diversi argomenti di respiro continentale. Ma in questa occasione sembrerebbero tre i temi forti sui quali si sono concentrati i vescovi: la povertà diffusa e le modalità per farvi fronte; il nodo del Brexit; l’avvenire dell’integrazione europea. Con mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e vicepresidente Comece, ripercorriamo le riflessioni e le indicazioni giunte dalla plenaria.

 Monsignore, partiamo dal primo argomento: quale situazione è emersa dal confronto con esperti e rappresentanti delle istituzioni sulla povertà nel vecchio continente? La crisi economica ha lasciato segni profondi nelle famiglie: quale il ruolo della Chiesa accanto agli indigenti e alle fasce sociali in difficoltà?
Il tema principale dell’assemblea della Comece è stata proprio la povertà in Europa. Forse sarebbe meglio dire: i vescovi hanno posto al centro della loro riflessione gli uomini e le donne che nel nostro continente vivono nella povertà o vivono a rischio di povertà e di esclusione sociale. I dati ci dicono che diminuisce lentamente la percentuale di persone che vivono in condizioni di grave povertà, ma sta crescendo in modo deciso il rischio-povertà. Circa 120 milioni di cittadini europei sono in questa situazione (scarso reddito, difficoltà socio-economiche, lavoro precario).I vescovi evidenziano inoltre una povertà che non è registrata dalle statistiche, è cioè la grande povertà di relazioni che affligge il nostro continente.L’invito di Papa Francesco ad “andare nelle periferie” per mettere al centro i più bisognosi e camminare accanto ai poveri è stato dunque il tema dell’assemblea. Ne abbiamo discusso con Caritas Europa e con i volontari di 5 organizzazioni cattoliche che lavorano a Bruxelles con i poveri. Abbiamo poi dialogato a lungo con i  rappresentanti della Commissione Ue, ascoltando in particolare le loro strategie per la lotta contro la povertà e le disuguaglianze sociali. L’esito di queste giornate sarà presentato in un documento della Comece che conterrà indicazioni per favorire e orientare le politiche europee di lotta contro la povertà. È in gioco la dignità della persona umana e le istituzioni dell’Ue sono chiamate a essere al servizio delle donne e degli uomini d’Europa, soprattutto dei più deboli.

Un’Europa solidale?
Sì. Ciò comporta infatti che tutti lavorino perché l’Europa sia una effettiva comunità solidale, superando egoismi e chiusure. La Chiesa in Europa è chiamata ad esprimere, a condividere e a diffondere il suo ricco capitale di carità e di fraternità.

Anche rispetto alla grande questione degli immigrati e richiedenti asilo, occorre  manifestare questa solidarietà concreta

con proposte e regole precise sul diritto d’asilo, sostenute e applicate da tutti gli Stati membri.

Avete discusso dell’uscita del Regno Unito dall’Ue?
La Brexit sta causando problemi seri. Non solo al Regno Unito, ma a tutta l’Europa. E non solo per le questioni economiche e finanziarie ma pure per la questione del futuro stesso dell’Europa. Non dimentichiamo che il Regno Unito è “in” Europa e ha sempre avuto relazioni profonde “con” l’Europa. E continuerà ad averle, perché la storia non si cancella: Regno Unito e Ue devono continuare a guardarsi in faccia, a confrontarsi, a dialogare per il bene dei popoli. E noi, come vescovi delegati dei Paesi europei, continueremo ad avere la presenza e il contributo dei vescovi dell’Inghilterra, della Scozia e dell’Irlanda. Al di là della questione dell’appartenenza del Regno Unito all’Ue, ci siamo chiesti:i Paesi europei saranno in grado di riconoscere ciò che hanno in comune, che è ben più importante delle legittime diversità? Prevarrà il desiderio di pace, di collaborazione e di responsabilità?

Il futuro dell’Ue appare quanto mai incerto, fra populismi e nazionalismi che si rafforzano, Brexit, distanza crescente tra cittadini e istituzioni politiche. E poi ci sono le pressioni migratorie, l’instabilità politica del Medio Oriente, il terrorismo… Quale l’analisi che giunge dalla Comece?
“La Chiesa cattolica intende dare il suo contributo perché l’Ue possa superare le molteplici crisi che sta affrontando”: lo ha affermato il card. Reinhard Marx, presidente della Comece, nel discorso che ha inaugurato l’assemblea.

La crisi attuale è non solo grave ma profondamente esistenziale.

L’Ue con le sue istituzioni, tutti i Paesi membri, la società civile della “casa comune europea”, tutti insomma devono riflettere sul percorso culturale e politico del continente, sugli obiettivi che si intendono raggiungere e soprattutto sui valori di fondo che devono ispirare il comune cammino. Per questo l’apporto della Chiesa, con il contributo specifico della Comece, è più importante che mai, hanno sottolineato i vescovi delegati. La Comece organizzerà un convegno di alto livello a Roma nell’autunno 2017 sul tema: “Ripensare l’Europa”. L’intento è quello di favorire un’articolata riflessione sul futuro del cammino comunitario per ritrovare quello slancio e quell’entusiasmo che Papa Francesco ha indicato al Parlamento di Strasburgo e in occasione del Premio Carlo Magno. Di fronte alle grandi sfide di oggi, la Chiesa può e deve contribuire “alla rinascita di un’Europa affaticata, ma ancora ricca di energie e di potenzialità”, in vista di “un nuovo umanesimo europeo, un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”.