Mobilità

Mobilità elettrica e sicurezza stradale: ne parla l’Automobile Club di Rieti al Luigi di Savoia

Sicurezza ed educazione stradale come priorità. Questo l’oggetto di un evento rivolto agli studenti svolto dall’Automobile Club di Rieti presso IIS Luigi di Savoia di Rieti

Sicurezza ed educazione stradale come priorità. Questo l’oggetto di un evento rivolto agli studenti svolto dall’Automobile Club Rieti presso IIS Luigi di Savoia di Rieti. I corsi sull’educazione stradale sono infatti una competenza istituzionale dell’Automobile Club d’Italia, a cominciare dai bambini per finire con gli alunni delle superiori, affinché la cultura della sicurezza sia sviluppata fin dai primi anni di vita con un positivo ritorno per tutta la comunità. Un tema tornato di grande attualità in questi giorni la morte di Francesco Valdiserri, un ragazzo di 19 anni investito e ucciso da un automobilista mentre camminava sul marciapiede a Roma: caso emerso dalle cronache, ma per nulla isolato, di violenza stradale.

L’evento nella scuola reatina ha rivolto particolare attenzione alla micromobilità elettrica, un settore che sta prendendo molto piede, anche se non sempre viene gestito in modo appropriato. «Parliamo di sicurezza per sé stessi e per gli altri – spiega il direttore dell’Aci Rieti, Ottavio Busardò – e l’Aci, che ha nel Dna questa mission, cerca di spiegare ai giovani l’importanza del rispetto di alcune norme su strumenti come i monopattini, i segway, i monowheel».

L’approccio è sia teorico che pratico. C’è l’approfondimento fornito attraverso una docenza dedicata, ma ci sono anche le prove pratiche che si fanno in un’area predisposta a Campoloniano, presso il PalaSojourner. Quando l’accento viene posto sugli utilizzatori degli strumenti di micromobilità, la sollecitazione è a valutare gli effetti della distrazione, le conseguenze degli alcolici, l’importanza del rispetto del Codice della Strada. E poi si insiste nel far comprendere il giusto peso da assegnare agli strumenti di salvaguardia individuale come casco, guanti e ginocchiere. «L’Aci sta presentando una proposta di regolamentazione tecnica da acquisire come legge per accompagnare la vendita di questi mezzi di trasporto con l’obbligo di indossare accorgimenti per la propria sicurezza», commenta Busardò. «Gli strumenti di mobilità elettrica sono omologati per viaggiare al massimo a 25 chilometri orari e un incidente a quella velocità può causare danni seri».

Ma al di là di questi accorgimenti personali, muoversi in sicurezza con gli altri vuol dire soprattutto avere il rispetto di ciascuno e il senso della reciprocità su strada. «L’adozione di questi strumenti dev’essere oggetto di attenzione anche da parte degli automobilisti», sottolinea il direttore dell’Aci Rieti. La micromobilità elettrica è silenziosa: c’è l’obbligatorietà del campanello acustico per farsi sentire dagli altri utenti della strada, e i costruttori debbono dotare questi mezzi di trasporto di meccanismi visivi come luci, frecce e stop, ma nulla può sostituire la consapevolezza di chi si muove con mezzi più pesanti e dunque più pericolosi.

D’altra parte, il discorso della sicurezza sarebbe ancora più ampio e dovrebbe necessariamente comprendere come l’emergere di nuova mobilità richieda anche di ridisegnare di conseguenza le città, ad esempio aumentando le strade con il limite di velocità a 30 chilometri orari, ampliando le zone pedonali o a traffico limitato, introducendo le strade scolastiche, che prevedono il divieto di circolazione temporaneo o permanente per le automobili attorno alle scuole.

Secondo Busardò è necessario tendere a una “vivibilità condivisa”: «Il mondo va verso questi strumenti e dobbiamo comprendere i cambiamenti epocali, le contingenze. Dopo la pandemia tante cose sono cambiate: queste soluzioni di mobilità più razionali e meno onerose accompagnano la ripresa economica. Come Aci dobbiamo essere sensibili a questi fenomeni e accompagnare i cambiamenti. Va educato il ragazzo in monopattino, ma anche l’automobilista». La speranza è che questo sforzo di educazione civica rivolto ai più giovani serva anche per formare adulti più consapevoli delle piccole o grandi responsabilità che accompagnano l’uso di qualunque mezzo di trasporto.