#Me/We | Meeting dei Giovani di Greccio / I VIDEO. Prima giornata, mons. Giulietti e di Michela Murgia

Anche senza l’arrivo a sorpresa del Papa, il meeting sarebbe stato completo e bellissimo, ha detto qualcuno. Le sue sollecitazioni, del resto, ci sarebbero state a prescindere: l’ispirazione della tematica gli organizzatori l’avevano presa dall’enciclica con cui il Pontefice invita a considerarsi in continua “connessione”, in interrelazione tra uomini, società, creato.

“Tutto è connesso” era (assieme al logo “MeWe” con i due pronomi graficamente disposti a specchio, a indicare la circolarità tra l’io e il noi) lo slogan del meeting tanto desiderato dal vescovo e organizzato in breve tempo dall’attiva équipe che coinvolto giovani di diversa provenienza sotto la guida di suor Luisella e don Luca.

Ma loro due, così come gli altri preti, suore, frati e animatori adulti che pure ai lavori del meeting non sono mancati, se ne sono stati zitti in sala, lasciando ai giovani il compito di animare, condurre, interloquire con gli invitati. Sin dalla prima giornata, il microfono fisso, nel presentare gli ospiti e nel guidare il dibattito, lo avevano i due giovani «scelti per il nostro nome», scherzavano: Francesco e Chiara.

Al di là dell’onomastica tutta “a tema”, Francesco Luciano (del gruppo giovanile che fa capo alla parrocchia Madonna del Cuore) e Maria Chiara Ciferri (da buona “padrona di casa”, impegnata com’è nella comunità di Greccio), hanno avuto il loro bel da fare nell’introdurre i relatori e nel sollecitare la partecipazione degli oltre cento giovani presenti, dando loro la parola o leggendo i messaggini WathsApp con cui si potevano proporre considerazioni e domande.

Ad aprire il tutto, il tema della “cultura dello spreco e dello scarto”. Per declinarlo in chiave giovanile il primo relatore, monsignor Paolo Giulietti, ha scelto tre aggettivi: decimati, distratti, assimilati. Così il vescovo ausiliare di Perugia–Città della Pieve, in passato alla guida della Pastorale giovanile della Cei, ha pensato di definire i giovani nel loro essere oggi oggetto di scarto: decimati, perché oggi assai ridotti di numero, e dunque di poco peso in una società dove politicamente contano di più i ben più numerosi pensionati; distratti da una società che preferisce offrire distrazioni alla gioventù, tenendoli così accuratamente fuori dal mondo della politica, del lavoro, del sindacato, delle energie che contano; e assimilati, cioè privati in qualche modo della loro identità, in una società dove nessuno parla più di cultura giovanile, perché gli stessi adulti si sono “giovanilizzati” e perché molti giovani hanno assimilato un certo stile “adulto” e hanno smesso di sognare, di cercare sfide e novità, di essere “trasgressivi”.

Dalla seconda ospite, la scrittrice Michela Murgia (anche lei con un passato di animatrice e responsabile dell’associazionismo ecclesiale), invece, una lancia spezzata «a favore dello spreco e dello scarto ». Bene, ha detto, sprecare in senso evangelico: energie, dono, amore, nella logica di Dio, che non risparmia misericordia, che effonde a profusione grazia e bellezza… Insomma, uno “sprecarsi” nell’offrire possibilità, nel dare con gratuità, nel non risparmiare la capacità di osare.

Ma anche lo scarto, ha proseguito la Murgia, ha piena cittadinanza in casa cristiana: quello che intende san Paolo, quando invita a vagliare tutto scartando quel che non è buono. Sprecarsi nel bene, dunque, e scartare tutto ciò che lo ostacola. Un incoraggiamento ai giovani, che i primi due ospiti del meeting hanno stimolato – anche nel dibattito che è seguito – a essere protagonisti attivi ed entusiasti di una società che li vorrebbe tranquilli e indisturbanti consumatori che scartano opportunità e sprecano risorse in modo insipiente.

Scarica «Lazio Sette» (Rieti) 10 gennaio 2016

Scarica «Lazio Sette» (Regione) 10 gennaio 2016