Melilli sull’accorpamento Province

«È stato emanato dal Governo, in attuazione della Spending Review, il decreto che definisce i parametri per l’accorpamento delle Province al limite di 350 mila abitanti e 2500 km/q. Tutto ciò era nelle previsioni, è gravissimo però che il testo del decreto stabilisca che i consigli delle autonomie locali nella proposta di accorpamento non possano tener conto delle volontà dei Comuni che intendessero cambiare Provincia. Questo vanifica qualsiasi ipotesi di allargamento della nostra Provincia che, pur rientrando nei parametri della dimensione territoriale, non raggiunge il numero di abitanti necessari. Si impedisce cioè a tutti quei Comuni della Sabina romana che stavano riflettendo sull’opportunità di essere inseriti nella Città metropolitana di fare scelte diverse. Il Governo in pratica distrugge ogni possibilità di riorganizzare il territorio dal basso, annullando le prerogative dei Comuni garantite dalla stessa Costituzione, una rigidità che non era necessaria e che avrà come effetto l’inasprimento dei rapporti tra le autonomie locali di tutto il Paese e il Governo stesso con la probabile attivazione di numerosi ricorsi. L’omicidio sarà anche perfetto, quello che non si comprende è l’eccessivo accanimento sulle vittime».

È quanto dichiara il presidente della Provincia di Rieti, Fabio Melilli, che aggiunge: «Il Governo decide di procedere speditamente sul fronte dell’accorpamento delle Province. Nessuno sembra valutare l’effetto dalle decisioni assunte. Da un lato assisteremo ad una ondata di decisioni di Comuni che vorranno cambiare Provincia, e persino Regione, non condividendo gli esiti degli accorpamenti; dall’altro quando i consiglieri comunali dovranno eleggere i consiglieri delle nuove Province, assisteremo alla formazione di liste dettate più dall’appartenenza territoriale che da quella politica. Ciò porterà alla probabile vittoria delle ex Province che dispongono di più consiglieri comunali. In ballo ci sono infatti le decisioni che la nuova Provincia dovrà assumere sulle sedi, sul personale e sui patrimoni che rischiano di alimentare scontri tra territori in un conflitto di interessi che durerà per anni. Tutto ciò sembra non avere peso, di fronte alla ferrea volontà di accorpare Province d’imperio e senza il necessario coinvolgimento delle comunità locali».