La longevità un’arte, parola di ottuagenario

La vita lunga, ricorda Vittorio Calogero, insegnante di yoga, shiatsu e alimentazione naturale, “non è lastricata di pillole miracolose e di interventi di chirurgia plastica ma è un percorso che costruiamo giorno dopo giorno con uno stile di vita sano”. E ancora. “Una ‘nuova passione del vivere’ può essere più efficace di medicinali e antidepressivi”.

“Facciamo capire a tutti che il fatto di invecchiare potrebbe essere considerato come una vittoria anziché una sconfitta. Questo vuol dire prendere coscienza che la vecchiaia non ci assale repentinamente, ma è un processo graduale che possiamo controllare conducendo una vita sana, curando l’alimentazione, svolgendo attività fisica, mantenendo una vita sociale attiva”, ricordandoci “che ogni tanto dobbiamo ridere e sempre dobbiamo tendere alla serenità”.

Pochi, semplici e sensati accorgimenti, che derivano dall’esperienza diretta, dal contatto con popolazioni molto longeve, ma anche da una serie di letture, studi e approfondimenti che ribaltano il principio per cui la tarda età debba essere necessariamente il tempo della malattia, della solitudine e dell’infelicità. Se ci si prende cura di sé stessi in modo diverso e creativo, se si ha voglia di vedere ogni giorno come un’occasione per imparare qualcosa di nuovo, questo tempo può essere vissuto in pienezza, serenità e gioia.

E’ l’assunto di base contenuto nel bel libro di Vittorio Calogero “L’arte della longevità. Vivere bene e a lungo prendendoci cura di noi stessi” (Infinito edizioni, 2014), scritto da un autore ottuagenario insegnante di yoga, shiatsu, alimentazione naturale, che viaggia e tiene corsi in Italia e diversi Paesi europei e americani. Da lui l’invito a sostituire credenze oramai radicate con pensieri e azioni positive.

Perché la via della longevità, ricorda Calogero, “non è lastricata di pillole miracolose e di interventi di chirurgia plastica ma è un percorso che costruiamo giorno dopo giorno con uno stile di vita sano”. Il libro elenca consigli di lunga vita basati sull’alimentazione (meglio vegetariana ma senza integralismi, privilegiando i cereali integrali, verdura, frutta e leguminose), sul movimento (camminare e praticare lo yoga, il Qi Gong o altre discipline sportive), su una ricca vita interiore grazie alla preghiera o alla meditazione, sulla respirazione consapevole per combattere lo stress e sulla qualità delle relazioni affettive. Senza mai perdere di vista lo scopo, il senso profondo che diamo alla nostra esistenza.

“Il mio obiettivo – scrive nell’introduzione Calogero, che a 80 anni ha ancora il fisico e l’elasticità di un ventenne – è di contribuire a un cambiamento generale di coscienza che porti alla valorizzazione degli anziani, affinché ognuno diventi parte attiva del processo di scoperta di una vecchiaia più felice. Questa ‘nuova passione del vivere’ può essere più efficace di medicinali e antidepressivi”.

Calogero, che abita in Toscana in un piccolo paesino, consiglia – anche a chi vive in città – di cercare il più possibile il contatto con la natura, fonte di calma, ispirazione, serenità. E di viaggiare spesso anche in tarda età, senza farsi spaventare dai rischi per la salute, per nutrire sempre la capacità di meraviglia, scoprire nuovi mondi e culture e aprire la mente: la routine e una vita monotona e sempre uguale conducono inevitabilmente alla morte lenta, per mancanza di slanci vitali. L’autore è andato di persona, in Pakistan e in Perù, a conoscere popolazioni particolarmente longeve, che arrivano ai 100 anni ed oltre in buonissima salute. Ha verificato alcune scoperte recenti, secondo cui i tratti comuni che contraddistinguono i centenari sono: il sentirsi utili, rispettati e valorizzati all’interno della famiglia e della struttura sociale, una sana alimentazione, l’esercizio fisico.

“Si diventa vecchi, quando si perde l’essenza della vita, la capacità di essere flessibili e di trasformare se stessi. La più grande minaccia per la vita è non avere nulla per cui vivere”, osserva Calogero. Per questo invita a sostituire la frase “Oramai è troppo tardi” con “Non è mai troppo tardi per…”. Lui stesso ha preso un brevetto di immersioni open water pochi anni fa (ha all’attivo già 45 immersioni), ha fatto un lungo trekking nel deserto del Sahara, ed ogni occasione è buona per cimentarsi in nuove avventure. Perché la salute del fisico è strettamente legata al benessere interiore: “Nuove conoscenze, nuove capacità, nuovi modi di osservare il mondo fanno sì che corpo e mente continuino il loro processo di crescita. Le parti non utilizzate del corpo si atrofizzano e con il tempo avvizziscono.

Inoltre l’inattività porta alla depressione. Chiunque pratichi dell’esercizio fisico, a qualsiasi età, ne trarrà il medesimo giovamento in termini di forza, resistenza e massa muscolare”. Il suo invito appassionato, in sintesi, è quello di approcciare la vita e la tarda età con consapevolezza, come “un processo di continua trasformazione”, non un declino, con “potenzialità di crescita illimitata”. “La vita è un’impresa creativa – conclude -. Gli ultimi anni di vita dovrebbero essere il momento dell’interezza. Il cerchio si chiude e lo scopo della vita è compiuto”.