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Nel Mondo
13 Settembre 2017 Maria Chiara Biagioni

Leader delle religioni: “L’incontro e il dialogo disarmano e fermano i violenti”

“L’incontro e il dialogo disarmano e fermano i violenti. Perché sappiamo che mai la guerra è santa e che chi uccide nel nome di Dio non ha cittadinanza né tra le religioni, né tra gli uomini”. È l’appello per la pace che i leader delle religioni hanno lanciato a Osnabrück, al termine dell’incontro interreligioso “Strade di Pace” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Nel 2018, lo “Spirito di Assisi” farà tappa a Bologna.

Ad uno ad uno i leader delle grandi religioni mondiali, rabbini, pastori delle Chiese cristiane, imam, sikh, zoroastriani, hindi, jainisti e buddisti provenienti da diversi Paesi del mondo, alcuni anche da regioni afflitte da guerra e violenza, sono scesi dal grande palco azzurro allestito nella Marktplaats di Osnabrück ed hanno acceso una candela per la pace. Una grande invocazione perché cessino i conflitti e gli atti di morte, soprattutto quelli compiuti in nome di Dio. È ancora vivo lo Spirito di Assisi e quest’anno ha fatto tappa a Münster e Osnabrück, nel cuore della Vestfalia, in Germania. Per tre giorni oltre 300 leader delle Chiese cristiane e delle religioni ma anche rappresentanti del mondo della cultura hanno riflettuto sui grandi temi e sulle sfide che attraversano il mondo. Guerre, terrorismo, povertà, infanzia violata. Sono venuti qui per dire che anche se non ci sono risposte facili alle domande di pace e di giustizia dell’umanità, loro no, non si vogliono rassegnare al male, al grido di dolore che emerge potente in troppe parti del mondo.

“Vogliamo aprire, con la forza debole del dialogo, nuove strade di pace”, dice il fondatore della Sant’Egidio, Andrea Riccardi.

“In questa Europa, troppo concentrata su di sé e distratta dal mondo; nel cuore dei nostri mondi religiosi; laddove i popoli si combattono; dove domina la violenza; dove si manifesta l’odio. Possano le religioni, con la collaborazione delle donne e degli uomini di buona volontà aprire, sempre di più e dove necessario, strade di pace”.

Forte il grido di pace che è risuonato sulla Marktplaats di monsignor Butros Marayati, arcivescovo armeno cattolico di Aleppo. “Mai più la guerra”, dice. “È il grido che sale dalla mia città, Aleppo, e da tutte le città ferite dalla violenza e dai conflitti. È il grido dei bambini, delle donne, dei profughi che attendono la pace”. “Perché la guerra è sempre un’inutile strage”: “Si vince con il dialogo, si vince con il perdono”.

Il silenzio cala sulla piazza di Osnabrück. Pesante come il dolore per le vittime di ogni violenza. Solenne come la preghiera che sale all’unico Dio. “La preghiera – dice Riccardi – forza il limite dell’impossibile: si rivolge a Colui che tutto può. Non si rassegna la preghiera. In essa trovano eco l’espressione di dolore, talvolta l’urlo, di quanti sono coinvolti dalla guerra”. È in questo clima, che viene proclamato l’appello di pace.

“L’incontro e il dialogo disarmano e fermano i violenti. Perché sappiamo che mai la guerra è santa e che chi uccide nel nome di Dio non ha cittadinanza né tra le religioni, né tra gli uomini”.

Sono stati giorni intensi, di incontri e amicizia. Il mondo ha bisogno di questo anelito dello Spirito che mostra che la pace è possibile e la forza del bene è più forte del male. “Lo invocano popoli interi, resi poveri e schiavi da conflitti senza fine”, scrivono i leader religiosi. “Lo implorano profughi e sfollati che, per conflitti e disastri ambientali, hanno abbandonato la loro terra”. “Oggi, con l’aiuto di Dio e il sostegno di tanti, vogliamo impegnarci solennemente ad aprire, nel nostro mondo, nuove strade di pace”.

Sul palco salgono anche i bambini, segno che lo Spirito di Assisi, lo Spirito del Dio della pace è destinato a non morire, a farsi futuro, a camminare nel cuore del mondo. La prossima tappa di questa immensa carovana della pace, sarà Bologna.

Era il 27 ottobre 1986 quando Papa Giovanni Paolo II ha realizzato un grande sogno: invitare i rappresentanti delle varie religioni del mondo ad Assisi, perché si elevasse all’unico Dio un’invocazione di pace. Il mondo li guardò attonito e per un giorno tacquero le armi. Nel suo discorso conclusivo, Giovanni Paolo II esortava: “Continuate a vivere il messaggio della pace, continuate a vivere lo Spirito di Assisi!”.

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