Le vie della famiglia

Due film italiani (modello commedia) interessanti: “Ambo” e “Mio papà”

Due film italiani, piccoli ma interessanti, raccontano un tema comune: la famiglia, la sua importanza nella società odierna, la difficoltà a mantenerla stabile in un periodo in cui riceve attacchi su ogni fronte, il ruolo dei genitori e soprattutto della figura paterna che spesso oggi viene messa in ombra. Due pellicole, dunque, che affrontano una questione di primaria importanza della contemporaneità e cercano di dare una risposta positiva e propositiva. Marzio è il figlio di una famiglia felice. Quella composta da papà Giulio, veterinario, e mamma Veronica, degustatrice di vini. Sono giovani, innamorati, affettuosi e desiderosi di dargli un fratellino. Tutto cambia improvvisamente quando Giulio scopre di avere un problema di fertilità ed entra in crisi. Inizia a dubitare del suo rapporto con la moglie e anche di quello con il bambino.

“Ambo”, interpretato da Adriano Giannini e Serena Autieri, racconta come sia l’amore l’unico strumento per superare i problemi che la vita ci pone. La pellicola segue il percorso di crisi e poi la riconciliazione di questo nucleo famigliare, accompagnato dalle note della bella colonna sonora composta da Noemi, la giovane cantautrice italiana lanciata dal talent show X-factor. La storia avanza con toni un po’ favolistici e intermezzi comici, dovuti soprattutto al personaggio interpretato dal comico romano Maurizio Mattioli, e vuole riproporre la centralità della famiglia, l’importanza dei rapporti interpersonali che la caratterizzano e la forza dei suoi legami, che sono le fondamenta di una società sana ed equilibrata.

Giorgio Pasotti, invece, racconta, nel nuovo film in cui recita, cosa significa essere padre, al di là dei meri vincoli di sangue. Perché questi non sono sempre, di per sé, il presupposto di vincoli affettivi: sono necessari ma non bastano, tanto è vero che per i bambini abbandonati o adottati il sangue non hai mai detto niente. “Mio papà”, diretto da Giulio Base, racconta la storia di Lorenzo, all’inizio donnaiolo impenitente, che cambia vita quando incontra Claudia e suo figlio Matteo. La storia nasce da un’esperienza personale di Pasotti che ha deciso di metterla in scena per porre l’attenzione alle nuove problematiche che il nucleo familiare si trova ad affrontare nella contemporaneità. All’inizio la convivenza tra Lorenzo e Matteo non è delle migliori: il giovane non si sente pronto a fare il padre e vorrebbe solo continuare a divertirsi; il bambino lo percepisce come una presenza estranea, un uomo interessato solo a portargli via la madre. A poco a poco, però, i due stabiliscono un rapporto che si fa sempre più intenso. Un film delicato, che riflette su quale sia il vero senso dell’essere padre e su come l’essere genitori sia una scelta d’amore che si fa ogni giorno, con sacrificio e dedizione. Anche se è vero che il luogo in tutto questo combacia dovrebbe essere la famiglia. Unico spazio che garantisce la stabilità e che nasce proprio dall’impegno quotidiano di volere il bene dell’altro, destinato a durare nel tempo.

Due film interessanti, dunque, anche se dall’estetica un po’ troppo televisiva, ma che propongono modelli positivi e soprattutto orizzonti di speranza a fronte di troppe pellicole pessimiste e nichiliste.