Festival della Comunicazione 2022

Laudando: al Festival della Comunicazione la voce di chi non ha voce

Rinviato l’evento con don Luigi Ciotti e Lucia Annunziata per cause di forza maggiore, il Festival della Comunicazione di Rieti ha preso il via con lo spettacolo “Laudando”, ed è stato un modo per entrare subito nello spirito di un’iniziativa

Rinviato l’evento con don Luigi Ciotti e Lucia Annunziata per cause di forza maggiore, il Festival della Comunicazione di Rieti ha preso il via con lo spettacolo “Laudando”. È stato un modo per entrare subito nello spirito di un’iniziativa che, ha spiegato il vescovo di Rieti, mons Domenico Pompili, «non è stata strutturata semplicemente su una sequenza di incontri frontali, ma anche su una serie di linguaggi che potessero essere interscambiati. La comunicazione conosce molti registri, non soltanto quello verbale, ma anche quello delle immagini, quello delle emozioni, quello della musica». E non si svolge solo attraverso i media, non serve semplicemente all’informazione o alla pubblicità, ma vive attraverso l’ambiente naturale e urbano, riguarda le relazioni. Da qui l’idea di rivolgersi alle persone con autismo, una patologia caratterizzata, tra gli altri sintomi, proprio da un deficit nella comunicazione sociale. Una scelta apparentemente paradossale, che invece ha messo davanti a un universo espressivo ricco e profondo.

“Laudando” è l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco dal punto di vista di Andrea Paolucci, un 36enne affetto da un autismo molto severo, promotore del Polo autismo Sant’Eusanio di Rieti. Affiancate dalla musica dei Dna le parole degli ospiti del centro, asciutte e profonde, hanno come spalancato una finestra sull’anima, condotto all’essenza della comunicazione, che è «Cercare di fare grandi, fertili, fruttuosi giochi di parola, che servono a non fare vite separate». Le «pesanti scarpe» della malattia funzionano come una lente, un amplificatore della condizione umana, che alla fine deve arrendersi al proprio limite. Così ci si scopre come chi «cerca di costruirsi un’identità», tale da far sentire «parte del resto del mondo», ma nel profondo deve ammettere di essere «un perenne estraneo in ogni luogo», un «apolide della mia stessa vita».

Un’incompiutezza della comunicazione che non riguarda solo la condizione personale, ma diviene universale davanti al disastro del terremoto, che impone di «avere forza e voce che non ho» e insieme «a rimanere nel silenzio delle anime innocenti. Nel silenzio degli angeli».

La voce di chi non ha voce aiuta a «erudire la mente del cuore» e allora ci si mette in ascolto non solo delle persone con autismo, ma anche di ragazze madri, tossicodipendenti, alcolisti, immigrati, tutto un mondo di persone che purtroppo non ha modo di essere ascoltato e visto. A dare loro spazio è stato il contrappunto creato dai brani di “Maremmare” – disco pubblicato quasi trent’anni fa dai Dna che non ha perso nulla della sua carica poetica e musicale – affiancati da canzoni di Ivano Fossati e Franco Battiato.

Il pomeriggio è stato un modo bello e poetico di “ascoltare con l’orecchio del cuore”, che è tentare di raggiungere l’altro, di lasciarsi coinvolgere dal prossimo in modo disinteressato, a dispetto di una società – ha ricordato mons Pompili – nella quale siamo tutti spiati da chi, «traendo spunto dalle nostre inclinazioni, dai nostri gusti, dalle nostre tendenze, immediatamente, trasforma tutto questo in un prodotto di consumo».

«“Laudando” è un’invenzione anche linguistica di Andrea, significa quello che la parola stessa ci suggerisce», spiega il cantante dei Dna Virgilio Paolucci: «Dovremmo tutti quanti veramente seguire la via tracciata da Papa Francesco nella Laudato sì, in tutti i sensi. Prima di tutto ascoltando non solo Madre Natura, ma tutti gli esseri umani, anche gli ultimi. E come è scritto anche nell’enciclica quando Papa Francesco ci racconta dell’orto di san Francesco in cui lasciava sempre uno spazio per le ortiche, per le erbe selvatiche non commestibili, ma che avevano anche loro la loro importanza. Ascoltiamo anche questa parte dell’orto».