Chiesa di Rieti

L’annuncio del Papa: sarà santo Scalabrini, il maestro di Rinaldi

La notizia che l'apostolo dei migranti verrà canonizzato accolta con favore anche a Rieti, che si prepara a ricordare tra qualche giorno il transito del venerabile Massimo Rinaldi, tra i principali seguaci del carisma scalabriniano

Accolta con gioia anche a Rieti la notizia della decisione del Papa di canonizzare il beato Giovanni Battista Scalabrini. L’apostolo dei migranti, che verrà proclamato santo avendo papa Francesco dispensato dal secondo miracolo, ha avuto il suo più illustre seguace nel reatino Massimo Rinaldi, il quale, nel 1900, lasciò di soppiatto lo zio vescovo Domenico Rinaldi che – dopo le prime esperienze pastorali nella diocesi di Rieti al cui clero apparteneva – aveva seguito come segretario a Montefiascone per abbracciare il carisma del presule lombardo, decidendo di entrare nella congregazione dei Missionari di San Carlo da questi fondata.

A Piacenza, il giovane padre Massimo ricevette il crocifisso di missionario e si imbarcò per il Brasile, dove sarebbe rimasto per un decennio al servizio degli emigrati italiani nel Rio Grande do Sul. Poi, rientrato in Italia nel 1910, divenne di fatto il “numero due” della congregazione, impegnandosi nel governo centrale degli scalabriniani come economo, procuratore generale e direttore del periodico “L’Emigrato italiano in America”, fino a che, nel 1924, venne nominato da Pio XI vescovo della nativa diocesi reatina, dove sarebbe poi rimasto fino alla morte nel 1941.

Nell’avvicinarsi della memoria del suo transito, il 31 maggio, giunge particolarmente lieta la notizia che il maestro del Rinaldi potrà essere invocato come santo, auspicando che possa anche lui – attualmente riconosciuto dalla Chiesa come venerabile – seguirlo nei “gradi” successivi del processo di beatificazione e canonizzazione.

Gli scalabriniani riconoscono in Massimo Rinaldi una sorta di “secondo fondatore” della congregazione, che in un momento di difficoltà, morto nel 1905 lo Scalabrini, si salvò in gran parte grazie al sacerdote reatino, che edificò a Roma anche la casa generalizia in via Calandrelli.

Anche da vescovo nella nativa Rieti, monsignor Rinaldi si ispirò alla figura episcopale del suo maestro, da cui, assieme all’ansia missionaria, ereditò la passione educativa e catechetica, lo spirito di apertura alla dimensione sociale e ai problemi dei lavoratori, l’amore alla Patria in spirito “conciliatorista” che lo portò a guardare con favore la Conciliazione tra Chiesa e Stato.