La lezione greca

In queste ore tutti parlano dell’esito del referendum Greco. La sostanza è che i cittadini della penisola ellenica hanno rifiutato il piano dei creditori giudicandolo una richiesta di sacrifici senza speranza.

Anche se in questi anni di “austerity” il pil del Paese è crollato in maniera drammatica – da “tempo di guerra” – i vertici di Bruxelles speravano in una chiara affermazione del “sì” per assicurare continuità alla loro idea del Continente e rimuovere l’antipatica “anomalia” del governo di Alexis Tsipras.

Ma il popolo greco ha voltato loro le spalle ed ora i leader dell’eurozona sembrano divisi tra chi punta alla linea dura della “grexit”, e i favorevoli al ritorno alla trattativa. Da parte sua, invece, il governo Tsipras si dice intenzionato a starsene con i piedi ben piantati in Europa. Al punto che, per agevolare la ricerca di una soluzione, il premier ha “accettato” le dimissioni del ministro delle finanze Varoufakis, la cui presenza non sarebbe gradita ad alcuni soci europei.

Lo scenario aperto dal rito democratico sembra comunque del tutto inedito, e qualunque previsione di medio e lungo periodo può risultare azzardata, anche se i migliori tra gli analisti già sono all’opera per tracciare scenari, fare ipotesi, dispensare consigli.

Dal nostro piccolo ci limitiamo ad osservare il coraggio e la dignità del popolo greco. Sola contro il resto d’Europa, Atene ci ricorda che Dio ha dotato l’uomo del libero arbitrio, che nessuna pressione, per quanto stringente e coercitiva può sopprimere completamente la nostra capacità di scegliere e determinare un cammino. È una lezione di democrazia, ma non solo. Forse c’è dietro anche un’altra idea: che le economie competitive esistono perché noi abbiamo scelto di dare loro questa forma. Che i mercati e la moneta non sono realtà naturali, ma vengono create dagli Stati. E che cittadini e Stati indebitati possono vantare una superiorità morale nei confronti dei creditori quando questi pretendono di ridurre la libertà e la democrazia alla misura dei propri soli interessi.

Sembra cioè che la Grecia sia impegnata a sfidare l’Europa su un piano più generale, a mettere in questione l’asimmetria politica tra debitori e creditori, a verificare in quale misura l’Unione stia davvero servendo gli obiettivi della promozione della pace, della solidarietà e del benessere dei suoi popoli. Una discussione che si preannuncia tutt’altro che indolore. E non solo per il popolo greco.