Ha il sapore di una riflessione sul senso della storia quella rivolta dal vescovo Domenico a quanti si sono ritrovati in Cattedrale, nel giorno di santa Barbara, per partecipare alla Messa della seconda domenica di Avvento. Rivolgendosi ai fedeli, mons Pompili ha infatti notato come l’evangelista Luca descriva con precisione il contesto storico ed elenchi i potenti di turno quando presenta Giovanni il Battista. I primi versetti presentano, in forma piramidale, quanti si trovano ai vertici di quel momento: Cesare, Pilato, Erode… e accanto al potere civile quello religioso di Anna e Caifa. Un espediente per dire che l’evento che segue non è fantasioso né leggendario, ma anche per rimarcarne una differenza decisiva: dove risuonano nomi conosciuti, e magari temuti, è sicuramente del tutto sconosciuto il Battista. «Comprendiamo così che ciò che conta, in realtà, si prepara ed avviene fuori dall’influenza dei potenti, in un angolo sperduto del regno, in una zona talmente marginale da non dover essere neanche controllata. Come dire che le cose importanti spesso non appaiono tali e che la forza motrice della storia non dipende da noi, ma dall’incommensurabile che è Dio».
Si innesta qui il parallelo con santa Barbara, «il cui coraggio è sembrato soccombere allo strapotere del padre Dioscoro. In realtà, questa donna proveniente dalla Turchia, convertendosi alla fede cristiana, ha introdotto la novità del Vangelo di Gesù Cristo. E lo ha fatto senza che nessuno se ne accorgesse sul momento». Anche cristianesimo, del resto, in origine dev’essere sembrato un fenomeno marginale. «Si è trasmesso on the road», ha ricordato don Domenico, aggiungendo che all’inizio la fede cristiana «non era appariscente e non frequentava le basiliche romane. Si trasmetteva da persona a persona, con la forza della testimonianza che introduce una rottura rispetto alla mentalità greco-romana, soprattutto circa il rapporto con il tempo. La forza del cristianesimo è stata la fiducia di attraversare il presente, di andare ‘oltre’. Anche oggi la fede può essere quel “di più” che spinge “oltre” e non si rassegna all’esistente. Senza farsi ingabbiare dal risentimento e dalla rabbia che sono manifestazioni depressive della paura».
Un vigore che si ritrova nelle parole del Battista che dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”, aggiungendo che “Ogni uomo vedrà la salvezza”. Ma non senza condizioni: ci sono monti da abbassare e valli da colmare. «Monti e valli. Ciò che è alto e ciò che è basso. Ciò che è più e ciò che è meno. L’eccesso e il difetto», ha evidenziato il vescovo, mettendo a fuoco ciò che oggi è eccessivo e cosa è invece di carente. «Di sicuro oggi è eccessiva la presunzione, l’arroganza, l’orgoglio. Ognuno si sente il padrone del mondo o più semplicemente l’ombelico del mondo. Bisogna abbassare tanta cresta vuota e ridanciana. Cosa invece oggi è carente? Sicuramente manca la fiducia, cioè la speranza e siamo circondati dalla depressione quando non dall’incertezza».
Guardare alla testimonianza di santa Barbara può allora essere di aiuto «a ridimensionare la presunzione e a far lievitare la fiducia». Magari lasciando risuonare le parole dell’apostolo Paolo ai Filippesi: “Prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri ed irreprensibili per il giorno di Cristo”.