La Chiesa della città di Rieti dalla società agricola a quella industriale e postindustriale / 3

Moderni centri di studio e di cultura civili e religiosi nella città di Rieti. Apertura ai nuovi mezzi comunicazione: giornali, radio, televisione. La formazione dei giovani oltre il cammino di fede.

Il dott. Mario Vinicio Biondi, Direttore dell’Archivio di Stato, in quegli anni, arricchì la città di Rieti sia di nuove tecniche culturali – rilegatoria, microfilmatura e fotodocumentazione, allestendo allo scopo delle mostre – sia fondando, con gli studenti del Liceo scientifico Carlo Iucci, l’A.B.C.A.S. (Amici dei Beni Culturali ed Ambientali della Sabina) allo scopo di salvaguardare il patrimonio artistico esistente nella città e provincia di Rieti e sensibilizzare la pubblica opinione a questi problemi, spesso trascurati e sottovalutati.

Il vescovo Francesco Amadio, sulla scia dell’ammodernamento dell’Archivio di Stato, qualche anno più tardi, e precisamente il 13 dicembre 1984, affidò – con la non celata speranza – l’incarico di archivista dell’archivio diocesano a don Giovanni Maceroni e, successivamente, cooptò in tale impegno la dott.ssa suor Anna Maria Tassi, al fine di renderlo un moderno centro di studio e di cultura.

La chiesa di Rieti – riflettendo sulle continue e pressanti direttive del vescovo Trabalzini e sulle sollecitazioni di don Lorenzo Chiarinelli -, prendeva coscienza che bisognava andare oltre la semplice sacramentalizzazione tradizionale e aprirsi al contesto sociale e ai nuovi mezzi comunicazione di massa: giornali, radio, cinema, televisione, al fine di una evangelizzazione in mezzo a un mondo vivo.

I convegni, che si celebravano nel mese di settembre di ogni anno, nelle intezioni di Trabalzini, dovevano avere uno sguardo al passato ed uno al futuro, dovevano costituire un punto di arrivo e nello stesso tempo di partenza. Nel Convegno del 1978, a cui parteciparono circa 200 persone – sacerdoti, religiose, religiosi e laici -, una relazione venne tenuta dalla Dott.ssa Rosy Bindi dell’équipe nazionale di Azione Cattolica in cui affermò che «Per quanto concerne la “la formazione” essa non può ridursi ad un puro cammino di fede o alla catechesi che fanno perno sulla vita di spiritualità; essa deve toccare il settore dell’educazione all’amore, alla cultura ed alla politica con tutti i problemi connessi a questi tre ambiti in cui il giovane si muove».

La Chiesa della città di Rieti allargava gli orizzonti aprendosi alle iniziative dei Focoralini e di Chiara Lubich che in due Mariapoli di fine giugno e dei primi di luglio 1979 fecero incontrare nel palazzetto dello sport circa tremila persone; tali incontri continuarono negli anni successivi.