L’anticorpo anti-tutto!

Ormai l’Estate è giunta al termine e ci si avvia verso l’ultima parte dell’anno, quella caratterizzata dall’influenza stagionale. I ricercatori sono ancora lontani dal risolvere una volta per tutte questa patologia “a cadenza annuale”, ma una interessante scoperta è stata fatta a riguardo.

Alcuni vaccini sono efficaci per una vita intera, altri richiedono periodici richiami, altri ancora, come quello dell’influenza, durano un anno appena poiché i ceppi di virus influenzali cambiano talmente che si rende necessario sviluppare nuovi vaccini.

Biologi e medici del Howard Hughes Medical Institute, istituo di ricerca biomedica no profit, hanno scoperto, sfruttando la diversità del sistema immunitario, un anticorpo monoclonale umano che è in grado di riconoscere molti ceppi influenzali diversi.

Quando viene somministrato un vaccino anti-influenzale ogni individuo produce anticorpi leggermente diversi: gli anticorpi sono infatti più piccoli rispetto al virus influenzale ed alcune persone producono un anticorpo contro una piccola parte dell’antigene del virus, mentre altre producono anticorpi che riconoscono un diverso frammento virale.

Nell’esaminare queste diversità i ricercatori hanno individuato un anticorpo che riconosce più ceppi del virus dell’influenza poiché l’identificazione avviene su quella parte di virus che serve al patogeno per legarsi ai recettori delle cellule umane. Così facendo, anche se il virus mutasse, non sarebbe più contagioso.

Gli anticorpi hanno un area di contatto superiore a quella della maggior parte dei recettori virali: un anticorpo che si legasse a quella zona recettoriale riconoscerebbe anche aree circostanti che sono però modificabili. Ciò significa che se quella zona circostante mutasse gli anticorpi non sarebbero più in grado di legarsi.

Ma il nuovo anticorpo, chiamato CH65, si salda così strettamente al recettore che non sembra essere significativamente influenzato da una mutazione nella zona circostante. Testando il nuovo anticorpo su 36 ceppi influenzali sviluppatisi tra il 1988 ed il 2007, i ricercatori hanno constatato che esso riconosce e conseguentemente ne blocca ben 30.

La scoperta potrebbe essere utilizzata per sviluppare un vaccino che stimoli la produzione degli anticorpi CH65, ma questo potrebbe indurre una pressione selettiva tale da spingere i virus a mutare maggiormente nelle zone circostanti, fino a rendere inutile il vaccino.

Per questo i ricercatori intendono utilizzare CH65 in primo luogo per sondare come il sistema immunitario scelga quali anticorpi produrre, in seguito per capire come indurre le nostre difese a produrre specificatamente l’anticorpo CH65.