Mondo

Kabul, completato il ritiro degli Usa. I taleban festeggiano

L'ultimo volo è partito alla mezzanotte di Kabul. In città i taleban hanno accolto la notizia con raffiche di mitra. Finisce così dopo 20 anni la guerra più lunga degli Stati Uniti

Non ci sono più soldati statunitensi in Afghanistan. L’ultimo volo è partito alla mezzanotte di Kabul, alle soglie del 31 agosto. Dopo 20 anni finisce dunque la presenza militare di Washington nello stato mediorientale. È stata la guerra più lunga della storia americana.

L’ambasciatore Usa Ross Wilson e il generale Chris Donahue sono stati gli ultimi due americani a lasciare Kabul. Come ha riferito il generale Kenneth McKenzie che dirige il comando centrale da cui dipende l’Afghanistan, i due sono stati gli ultimi due passeggeri a salire sull’ultimo volo Usa.

I taleban sono entrati simbolicamente nella mattinata all’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul, in Afghanistan, per celebrare il ritiro degli ultimi militari americani. Tra i taleban presenti allo scalo aeroportuale anche il portavoce Zabihullah Mujahid, che ha tenuto una conferenza stampa. “Questa vittoria appartiene a tutti noi – ha dichiarato -, l’Emirato islamico è una nazione libera e sovrana”. La “sconfitta” degli Usa rappresenta “una grande lezione per tutti gli altri invasori e per le nostre generazioni future” oltre che “per il mondo intero”, ha aggiunto, continuando: “Vogliamo avere buoni rapporti con gli Stati Uniti e con il mondo intero. Apriremo a relazioni diplomatiche con tutti”. L’emittente al-Jazeera descrive “una situazione calma” a Kabul dopo il pieno ritiro Usa e dopo la notte di festa.

Ieri gli americani avevano annunciato che altre 1.200 persone erano state portate fuori dal Paese nelle ultime 24 ore rispetto al massimo di 21.000 in una giornata, raggiunto la settimana scorsa. Il totale degli evacuati era salito così a 116.700 dal 14 agosto. Ma tantissimi sono rimasti indietro, come ha ammesso lo stesso Pentagono. Tra cui anche cittadini statunitensi che non sono riusciti a raggiungere in tempo l’aeroporto. Per tutti si apre ora la difficile strada della diplomazia.

da avvenire.it