Nella città pugliese, dove sono conservate le reliquie di san Nicola, il Pontefice e i capi di Chiese e comunità cristiane del Medio Oriente rifletteranno e pregheranno sulla situazione drammatica del Medio Oriente che «affligge tanti fratelli e sorelle nella fede». A sottolineare al Sir l’importanza di questo evento è il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, che guida circa 300 religiosi – che si avvalgono della collaborazione di un centinaio di religiose appartenenti a diverse congregazioni – attivi in Israele, Palestina, Giordania, Libano, Siria, Egitto, Cipro e Rodi. Una presenza, quella francescana in Terra Santa, che quest’anno compie 800 anni.
«Riunirsi in preghiera per un cristiano è sempre l’atto più significativo: far salire una preghiera incessante a Dio è ciò che fanno sempre i cristiani in tutti i momenti di difficoltà, confidando nell’azione misteriosa di Dio che agisce attraverso canali diversi da quelli umani”. Si tratta, afferma il custode, “di una preghiera ecumenica che, riunendo tutti i capi delle Chiese cristiane e cattoliche, offre non solo l’immagine ma anche la sostanza di una Chiesa che in qualche misura è già unita. Il principio di fondo è che i cristiani credono fortemente nella forza della preghiera».
Non è la prima volta che Papa Francesco promuove un incontro di preghiera, era già accaduto il 7 settembre 2013 quando volle indire la Giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria culminata nella veglia in piazza san Pietro. Molti sono propensi nel dire che quell’iniziativa evitò una escalation del conflitto…
La Giornata del 2013 così come l’incontro di Bari pongono all’attenzione dell’opinione pubblica e dei media la situazione del Medio Oriente. Al tempo stesso sono implicite richieste a coloro che governano le nazioni a operare per la pace. Bari è anche un monito alla comunità internazionale a prendere in carico quanto sta accadendo di tragico in Medio Oriente.
Il motto “Su di te sia la pace”, tratto dal Salmo 122, offre alla riflessione e alla preghiera la figura di Gerusalemme, città santa per le tre fedi e che dovrebbe essere città della pace. Oggi sembra essere diventata luogo di contrasti e focolaio di tensioni e divisioni…
Il significato religioso di Gerusalemme è straordinario e travalica i suoi confini. Questo suo carattere la rende straordinariamente affascinante, inevitabilmente complessa e talvolta conflittuale. Gerusalemme può diventare – spiritualmente parlando – luogo della convivenza, della convivialità e della sintonia sempre maggiore tra le tre religioni abramitiche. Ma ciò può accadere solo attraverso la preghiera. Gerusalemme è il luogo della preghiera: ce ne accorgiamo al Muro del Pianto, alla Moschea di Al Aqsa e al Santo Sepolcro, dove tutti i credenti si recano per incontrarsi con Dio. Solo incontrandosi con Dio gli uomini impareranno ad incontrarsi tra di loro. Questo sguardo volto verso l’alto ci aiuta a trovare un luogo di incontro più profondo del semplice mettersi d’accordo su tre o quattro cose. Intendo dire che non dobbiamo mai accontentarci della dimensione politica che divide ma andare dritti alla dimensione spirituale che ci fa sperimentare l’incontro.
L’incontro di Bari servirà a rilanciare il ruolo di ponte dei cristiani tra le diverse fedi?
Bari potrà essere un segno e un richiamo per le Chiese del Medio Oriente ad essere maggiormente unite per poter dare il proprio fattivo contributo. Nella preghiera si può sperimentare una forma di unione e di azione determinata per la pace, per il dialogo e l’incontro. Nonostante ci sia chi afferma che siamo davanti utopie e sogni. Da francescano io sono convinto che Francesco era un grande sognatore ma in questa capacità era dotato di grande realismo e senso pratico. L’incontro fatto di cortesia, rispetto e dialogo tra San Francesco e il Sultano Malek al-Kamel, a Damietta, nel settembre del 1219 lo testimonia. Il Santo di Assisi riuscì a stabilire un punto di contatto aprendo le porte a una presenza francescana pacifica e ultrasecolare.
Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante “le virtù eroiche del Servo di Dio Giorgio La Pira”. Un decreto che arriva alla vigilia della preghiera di Bari per la pace, quella pace “dei figli di Abramo” tanto sognata dal sindaco di Firenze. Anche questo è un segno?
Abbiamo bisogno di profeti sognatori come La Pira. Abbiamo bisogno di quelle persone che non si limitano a vedere il presente ma riescono a vederlo con gli occhi di Dio. Così facendo aprono strade che portano frutti. La Pira ha compiuto azioni coraggiose perché vedeva la realtà con gli occhi di Dio. Aveva una grande spiritualità che lo guidava nel campo della politica. La Pira è un esempio di come la politica debba guardare al bene comune e non agli interessi particolari. Una lezione che non riguarda solo il Medio Oriente.
dal Sir