Immaginate una scuola dove a spostarsi nelle aule non siano gli insegnanti per raggiungere le diverse classi in cui far lezione, ma dove, al contrario, siano le classi a raggiungere gli insegnanti nelle specifiche aule dedicate. Nulla di inedito, si dirà: è il sistema americano. In Italia, però, la tradizione scolastica è diversa: è il prof di matematica che in tale ora va in prima C, quella di storia in terza E, quella di arte in seconda A… Anche perché nel sistema americano non ci sono classi fisse, ma i gruppi vanno e vengono a seconda dei corsi, mentre la tradizione italica vuole i gruppi classe strettamente fissi e l’organizzazione per materie piuttosto rigida.
Ma se si vuol contemperare questa tradizione con un modello diverso, ecco arrivare la filosofia dei Dada. Acronimo che sta per “Didattica per ambienti di apprendimento”. Quella che già alcune scuole italiane stanno sperimentando e che da settembre prossimo partirà anche in una scuola reatina: la “Basilio Sisti”, che ha deliberato di aderire a questa rete e a questo sistema.
La presentazione alle famiglie è avvenuta venerdì mattina nell’aula della scuola media. La dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Minervini-Sisti, Mara Galli, ha illustrato senso e modalità della nuova organizzazione che dal prossimo anno scolastico coinvolgerà gli alunni della scuola secondaria dell’istituto. Una filosofia, quella del sistema Dada, che si ispira in realtà alla pedagogia scandinava, basata sull’idea che l’ambiente in cui si studia costituisce un “terzo insegnante”, un elemento essenziale per l’apprendimento dei ragazzi. Per cui si sceglie di configurare l’edificio scolastico in modo mirato, pur mantenendo la tradizionale articolazione classi-materie-orario.
In pratica, non esiste più l’aula della prima B in cui alla quarta ora arriva a far lezione la prof di tecnologia, ma sono i ragazzi della prima B a spostarsi nell’aula di tecnologia. Passando nel corridoio, lasciano il materiale della lezione precedente e prendono quello che gli serve nell’apposito scaffale della rispettiva classe, in cui ogni alunno ha il suo box nel quale, all’arrivo al mattino, ha depositato il necessario per quella mattinata. Ecco, dunque, la necessità di ristrutturare gli spazi e di assegnare ogni aula a uno o più insegnanti di una certa disciplina o area disciplinare. In conseguenza, lo spazio della specifica aula, l’arredo, il materiale comune, le pareti e ciò che vi si appende, le attrezzature… tutto viene strutturato in modo dedicato all’attività che il docente vi svolge. Anche l’articolazione dei banchi e delle sedie potrà essere variabile ed essere strutturato, in modo flessibile, a seconda dell’attività da svolgere, cosa che invece nelle aule tradizionali in cui si cambia continuamente materia diventa più difficile.
Il progetto, che dopo le prime perplessità ha catturato l’entusiasmo del team docente della “Sisti”, sarà in costruzione in modo graduale: si pare subito da settembre, con la configurazione di base, ma poi via via sarà implementato e si provvederà ad inserire, rendendo in questo protagonisti gli alunni stessi, i vari elementi che man mano – secondo una suggestiva progettazione ideata dal professor Daniele Di Simone, docente di Arte e immagine della scuola – vedranno raggiungere la strutturazione completa.
Con la consapevolezza, come è stato ben precisato dalla preside Galli, che non si tratta soltanto di riformulare l’organizzazione logistica, ma di cogliere nei Dada l’occasione anche per ripensare la didattica tradizionale, modulandola sulle esigenze degli alunni, senza certo rinunciare alla classica lezione frontale – che è e resta essenziale per l’apprendimento – ma unendo le tante altre possibili metodologie e tecniche di insegnamento che, in un ambiente dedicato e più aperto alle diverse soluzioni, diventa più facile e incoraggiante mettere in atto.