Incontrarsi per ripartire / Intervista con il vescovo Domenico

Dopo aver avviato la progettazione con gli uffici di curia e averlo presentato al clero, il piano di lavoro per l’incontro pastorale diocesano sarà messo a disposizione dei laici. L’appuntamento con il vescovo è per il 12 luglio nella chiesa di San Domenico a Rieti

I tratti dell’Incontro pastorale diocesano programmato per il prossimo settembre sono ogni giorno più definiti. E dopo aver esposto la prospettiva ai sacerdoti, don Domenico presenterà l’evento ai laici. Una chiamata da estendere a tutti i fedeli perché sia possibile la più ampia partecipazione

Un appuntamento che ha avuto diverse esperienze nel passato, ma nei tempi più recenti è mancato. È quello dell’incontro pastorale in programma per i giorni dal 9 all’11 settembre prossimi. Un momento da segnare subito in agenda perché pensato per fare da volano al prossimo anno pastorale, fornendo prospettive e obiettivi concreti su cui lavorare. Un’occasione alla quale sono ovviamente chiamati i sacerdoti, le religiose e i religiosi, ma anche i laici, gli operatori pastorali, i movimenti, le confraternite.

«Speriamo nella partecipazione più ampia possibile, in una forte presenza di persone credenti o comunque interessate – ci ha spiegato il vescovo Domenicoproprio perché saranno i tre giorni dai quali si ricaverà il percorso che dobbiamo percorrere insieme. L’ideale sarebbe che ogni parrocchia avesse i suoi rappresentanti, ma tenendo conto delle diversità delle singole realtà, mettendo a fuoco soprattutto i contenuti. Bisogna lavorare per garantire la rappresentatività di tutti, senza entrare nei termini della misurazione numerica».

L’evento ha un filo conduttore ben definito e prevede la presenza di ospiti importanti.

Infatti: il tema è tratto dai tre verbi su cui ha fatto leva papa Francesco nella sua prima omelia al collegio cardinalizio. Sono Camminare, Costruire, Confessare: tre parole complementari ad altre tre che conosciamo da papa Giovanni in poi: Vedere, Giudicare, Agire. Seguendo questa linea, per il primo giorno dei lavori abbiamo invitato il prof. Nando Pagnoncelli. Grazie ai suoi strumenti da sondaggista dovrebbe aiutarci a rispondere alla domanda: «chi siamo?». Negli anni ‘70 la nostra diocesi promosse una sorta di analisi sociologica affidata al prof. Giuseppe De Rita. Faceva un po’ il punto della situazione. Ma dagli anni ‘70 a oggi la situazione è molto cambiata. È necessario un aggiornamento. Il prof. Pagnoncelli metterà a disposizione le sue conoscenze, ma è importante che anche noi, in prima persona, ci chiediamo chi siamo. Anche in termini molto semplici: quanti preti, quante suore, quanti laici.

Il secondo giorno è quello del “Costruire”…

La persona di riferimento è la prof. Chiara Giaccardi, docente presso l’Università Cattolica, ma anche mamma di cinque figli, più uno in affido. Gestisce una casa di accoglienza per persone che provengono dall’estero. È molto attenta al fenomeno dei media vecchi e nuovi. È chiamata ad aiutarci a interpretare il “costruire” come il prodotto dell’educare e del generare. Alla Chiesa occorrono prospettive trasversali rispetto alle cose che facciamo ogni giorno: dai sacramenti al contatto pastorale fino alle attività sociali.

Le conclusioni sono invece il compito che si è preso il vescovo.

Una volta capito chi siamo, e una volta che abbiamo compreso qual è il nostro specifico nell’educare, occorre determinare alcune ricadute di ordine pratico, arrivare a definire alcune azioni come Chiesa nel suo insieme. Ci muoveremo a partire dal dibattito che dovrebbe stabilirsi tra di noi, oltre che dalle sollecitazioni degli ospiti. Stiamo pensando a disporre per ogni giorno un’ora di confronto, forse per gruppi di studio, sullo stile del convegno ecclesiale nazionale di Firenze. Il contributo di ciascuno sarà di aiuto per trarre qualche conclusione. Lo scopo ultimo è quello di individuare tre o quattro cose sulle quali la Chiesa nel suo insieme si impegna.

Agire e insieme Confessare, perché al centro di tutto rimane il Vangelo…

Il verbo confessare fa riferimento alla fede, ma anche alla testimonianza. Non a caso i martiri venivano chiamati confessori: nel senso che il Credo lo mettevano innanzitutto in atto. L’incontro serve a ritrovare il senso della Chiesa, a concepire uno spazio più dilatato di quello della parrocchia. Serve a individuare, tutti insieme, due o tre cose da fare in sintonia con il tempo e la Chiesa di oggi. E serve anche a ritrovare un po’ di entusiasmo per riprendere il cammino comune all’inizio del nuovo anno pastorale.

Un cammino che inizia già oggi.

Sì. Il 12 luglio ho in programma di incontrare i laici maggiormente impegnati nell’attività pastorale per presentare questo percorso. Sarà un’occasione per ascoltare le prime sollecitazioni, distribuire il materiale informativo e indicare il programma di massima. È importante che già durante l’estate la prospettiva dell’incontro di settembre sia argomento di annuncio e di discussione, per ritrovarci a settembre pronti a partire tutti insieme.