In memoria di Giovanni Reale: un gladiatore contro il nichilismo

C’è un rimedio, si chiedeva il filosofo, alla crisi dell’uomo contemporaneo? Sì, egli rispondeva, a patto di riscoprire la natura metafisica e spirituale di molta della filosofia antica. Sua la contestazione dell’equazione mondo pagano uguale materialismo, mondo cristiano uguale spiritualità: se mai si deve pensare che molti elementi che noi pensavamo essere di pretta derivazione patristica provengono invece dal mondo antico.

La filosofia come perenne testimonianza di un fecondo rapporto tra i valori dell’antichità, pagana e cristiana, e quelli della post-modernità, oltre gli “ismi”, e le mode. Questa, in sintesi, è l’eredità più importante che ci ha lasciato il grande filosofo Giovanni Reale, spentosi il 15 ottobre, a 83 anni, a Luino, in provincia di Varese. Conosciutissimo dagli studenti liceali e universitari per le sue monumentali imprese editoriali, tra cui una “Storia della filosofia” con Dario Antiseri, autore di un fondamentale studio su Platone “Per una nuova interpretazione di Platone” e altri lavori su Socrate, Aristotele, Plotino e Agostino, Reale ha condotto, spesso in solitudine, una battaglia contro alcune interpretazioni riduttive della filosofia antica. Soprattutto la lettura materialistica o positivistica di pensatori che secondo lui avevano alla base della loro filosofia una vera e propria metafisica, divenne uno dei centri nevralgici della sua ricerca e della sua attività di divulgatore (collaborava alla pagine culturali del “Sole 24 ore”). Contro Eduard Zeller che proponeva una lettura panteistica (Dio è la natura, non trascendente ad essa) del neo-platonico Plotino, Reale sosteneva che invece quel pensatore era, al contrario, un campione della trascendenza divina.
Al di là dei dibattiti specialistici, Reale va ricordato per il suo costante sforzo di combattere contro il pensiero nichilista, vale a dire la tendenza a circoscrivere la vita umana a un destino fatto solo di materia priva di finalità. Questo suo impegno lo portò a polemizzare sia con le interpretazione marxiste della filosofia antica sia con quelle propriamente materialistiche. C’è un rimedio, si chiedeva lo studioso, alla crisi dell’uomo contemporaneo? Sì, egli rispondeva, a patto di riscoprire la natura metafisica e spirituale di molta della filosofia antica: di qui la battaglia contro gli interpreti di un Aristotele pensatore unicamente naturalistico: è vero il contrario, sosteneva Reale, Aristotele è portatore di un discorso unitario e metafisico che aveva la sua ragione d’essere nella ricerca della verità e dei principi primi. Di più, la concezione di anima non è una creazione cristiana, ma viene dal mondo greco, dai pre-socratici, giungendo, attraverso percorsi vari e non sempre documentabili, a Socrate e poi a Platone. Non è vero quindi che si possa fare un’equazione mondo pagano=materialismo, mondo cristiano=spiritualità: se mai si deve pensare che molti elementi che noi pensavamo essere di pretta derivazione patristica provengono invece dal mondo antico.
Se vogliamo trovare una via d’uscita ai i mali di cui soffre il mondo d’oggi, allora dobbiamo combattere contro il nichilismo, quella fede nel nulla, di cui è imbevuta, a volte senza accorgersene, la nostra società. La chiave, ci ha insegnato Reale, non è unicamente nella riscoperta di Agostino (autore da lui assai studiato) e delle radici cristiane, ma dalla riscoperta di una profonda spiritualità che proviene proprio da dove molti ci hanno “insegnato” a non cercare: nella grande tradizione del pensiero antico che aveva già intuito (come lo stesso Dante aveva compreso) la presenza di un soffio divino dentro le cose che trascendeva quelle cose e portava oltre la materia fine a se stessa.