Il vescovo: «Natura, povertà, piccoli passi e fiducia per ricavare il “di più”»

«Plus, come tutti sanno ormai, dopo due anni di lavoro vuol dire “piano locale urbano di sviluppo”. La parola ha una vaga assonanza latina, ma è solo un nome tecnico siglato. In realtà nella lingua antica c’è un altro termine per dire qualcosa che è “di più”. Si dice “magis”».

È partito da questo spunto il vescovo Domenico – durante la cerimonia di inaugurazione dei Plus – per richiamare il “di più” a cui il territorio dovrebbe guardare perché la ristrutturazione delle piazze e la nuova collocazione del monumento a san Francesco, posto di fronte alla Cattedrale, non vengano ridotte «ad una semplice segnaletica dal vago sapore turistico».

«Francesco, vissuto proprio qui tra Greccio, Poggio Bustone, Fonte Colombo e La Foresta – ha ricordato il vescovo – rappresenta l’anima profonda del nostro territorio, il cui corpo soffre da decenni una endemica crisi sociale, che si è fatta drammatica sotto il profilo occupazionale e della sostenibilità demografica».

E proprio seguendo «Francesco da Rieti» mons. Pompili ha suggerito «quattro direzioni in cui dobbiamo insieme cercare di fare di più».

La natura

«La prima è la natura in cui siamo immersi. Dire Francesco significa guardare con occhi nuovi il creato, cogliendo in esso un riflesso della bellezza e lasciandosi incantare da esso. Dobbiamo riscoprire che il valore ambiente è oggi il più necessario da coltivare e che, col tempo, esso sarà ancora più decisivo. L’acqua che da noi è in abbondanza – ha sottolineato il vescovo – è un esempio concreto di questa bellezza da tutelare e da convertire in opportunità di sviluppo».

La povertà

La seconda direzione è la povertà, intesa come «condivisione dei pesi e delle risorse, senza inscenare continue battaglie su fronti contrapposti. La “guerra tra poveri” è l’esatto contrario della mobilitazione dei poveri che Francesco è riuscito a introdurre in una società stanca e divisa come era quella del suo tempo. La sua ricetta è stata non una rivoluzione contro, ma una mobilitazione a favore della povertà così da mettere in crisi con gesti audaci e contro corrente lo status quo. Dobbiamo fare di più per unire gli sforzi di tutti: imprese, organizzazioni politiche e sindacali, realtà religiose e culturali per sommare i contributi e non per sottrarli gli uni agli altri. In concreto, l’impegno per infrastrutture più agili e veloci, che renda accessibile il nostro territorio e meno penosa l’esistenza dei pendolari è una priorità che unisce e non deve contrapporre».

Piccoli passi

La terza direzione è «la semplicità dei piccoli passi». Spiega mons. Pompili: «Non si cambiano situazioni senza procedere con cambiamenti minimi ma nella direzione auspicata. Smettiamola di voler ricominciare ogni volta daccapo e riprendiamo in mano le cose che ci hanno fatto crescere: la cultura, l’agricoltura, l’artigianato, la piccola e media impresa, sapendo che in uno spazio minuto come il nostro queste piccole attività possono essere detonatrici di nuovo sviluppi. Dobbiamo fare di più per riconoscere l’apporto di tante intelligenze e di tante volontà che non possono essere abbandonate a se stesse».

La fiducia

La quarta direzione suggerita da don Domenico è «la fiducia contro ogni stanchezza»: «La forza di una personalità come Francesco è stata la sua ostinazione, ma anche la sua perseveranza. Avrebbe potuto mollare ad ogni momento. Mentre è rimasto fermo alle sue convinzioni e ha lentamente scardinato dentro e fuori la Chiesa abitudini, costumi, prassi. La fiducia è un bene immateriale di cui dotarci sempre di nuovo se non ci si vuole arrendere ai dati di fatto e gettare il cuore oltre l’ostacolo».

«La frase attribuita a Francesco che costella l’avvicinamento al monumento (“cominciamo dal necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”) ci dice come procedere. Partiamo da necessario, da quello che è prioritario; poi dal possibile, quello che ognuno può fare; e ci sorprenderemo tra qualche tempo a misurare gli effetti sui nostri figli di quel “di più” che abbiamo insieme cercato. Allora Plus – ha concluso il vescovo – non sarà solo un progetto tecnico che vuole imbellettare la città, ma una proposta di crescita per rendere più bello e vivibile il nostro territorio».

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