Il vescovo: è l’umiltà il vero motore del mondo

«Servizio è oggi parola abusata, ma deve essere letta in controluce come responsabilità per gli altri». È l’argomento dell’omelia domenicale del vescovo Pompili, che ha preso le mosse dall’episodio in cui Giacomo e Giovanni si mostrano, «spregiudicati e pure istintivi», come «l’espressione ingenua e presuntuosa dell’ambizione, del potere, dell’arrivismo» (Mc 10, 35-45). Non sanno che il Maestro è lì per rovesciare questa prospettiva: «è grande chi serve e non chi spadroneggia. E il primo chi si fa schiavo di tutti e non chi se ne approfitta».

«Il linguaggio cristiano ha informato di sé perfino la politica» rileva il vescovo. «Nel gergo politico il ‘ministro’ è al vertice, ma non dovrebbe dimenticare che è solo al servizio di tutti. Purtroppo siamo diventati tutti cinici di fronte al malcostume. Ma forse più sottilmente siamo anche noi persuasi che l’umiltà sia un resa e l’ambizione invece una molla. Per questo qualcuno ha potuto accusare Gesù di essere “un ladro di energia” perché costringe ad una vita masochista, reprimendo gli appetiti più forti e insinuando la virtù dei deboli».

«Ma è proprio così?» ha domandato mons. Pompili. «Guardando la realtà quando si spengono i riflettori, chi ricordiamo tra le persone incontrate? Quelle che hanno spadroneggiato o quelle che hanno servito? Chi ammiriamo: i furbi che se la sono cavata a buon mercato o i giusti che hanno esposto se stessi per il bene degli altri? Oggi è l’anniversario del giorno in cui Madre Teresa di Calcutta ricevette ad Oslo il Premio Nobel per la Pace (1979). Non è forse gente come lei che aiuta ad andare avanti e non i tanti furbetti di ogni quartiere del mondo?»

«Mia nonna – ha concluso don Domenico – diceva: “Però un po’ di ambizione ci vuole nella vita”. Sì, l’ambizione di allargare il nostro cuore, di aprirlo alla sensibilità di Gesù, di stare come lui “dalla parte dei poveri”, come suggerisce il titolo della Giornata missionaria mondiale che oggi si celebra in tutto il mondo». Una indicazione che risuona con quella di san Francesco ai suoi frati: “Non siate di picciol cuore”. «È questo l’augurio anche per noi, seguendo il Figlio dell’uomo “che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».