L’immagine del camminare insieme, evoca con immediatezza l’idea della vicinanza, dello scambio, della cordialità, dell’amicizia, del sostegno e dell’aiuto reciproco. Ritrovarsi in uno percorso con altri che condividono la stessa meta, aggiunge all’esperienza di ricerca personale un valore inestimabile, il partecipare alla costruzione di un piano di comunione e fraternità che da soli non potremmo mai realizzare. Vivere un vero pellegrinaggio con altri, implica percorrere un piano spirituale che rompe il muro della propria intimità, supera i confini del proprio mondo interiore e si fa dono all’altro come presenza fedele e vicina, capace di esprimere prossimità e preoccupazione.
La comunione vera si costruisce così, camminando insieme, non per appuntamento, non per corrispondenza. Stando gli uni accanto agi altri, impariamo a mostrare il nostro essere, l’altro si svela per quello che è, usciamo dall’anonimato reciproco, così si esercita il prendersi “cura”, si “dividono” le ansie e le paure, ma anche le gioie e la serenità, si esprimono i gesti e i pensieri della vita quotidiana, si inizia ad avere fiducia e si sperimenta “l’affidarsi”.
Il pellegrinaggio ha assunto nel tempo il significato di un’esperienza di purificazione, ma è prima di tutto un’occasione in cui in ci si mette alla prova, ci si libera di visioni stereotipate del mondo, aprendosi a nuove prospettive. È essenzialmente l’’esperienza gioiosa del “trovare” e del “ritrovarsi”, del “cambiare” e del “lasciarsi cambiare” da quella fede che tocca le corde dell’anima e induce a cogliere la presenza del Signore negli occhi, nei gesti, nella vicinanza, nella cordialità, nell’amicizia e nel sostegno reciproco.
È questo il mio augurio per il pellegrinaggio dei giovani previsto per il 25 ottobre a san Pietro, in vista della GMG di Cracovia.