Chiesa di Rieti

Il Risorto alimenta la speranza di cui abbiamo bisogno

«Siamo davanti al crocifisso perché sappiamo che solo lui può alimentare la speranza di cui abbiamo bisogno», ha ricordato il vescovo Vito ad Accumoli, nella Via Crucis del Venerdì Santo

Un paradosso ha attraversato le meditazioni preparate da don Stanislao Puzio per la Via Crucis presieduta nell’area Sae di Accumoli dal vescovo Vito: che il Venerdì Santo, giorno del dolore e della croce, è nel profondo un giorno di gioia. Perché non appartiene alla morte l’ultima parola, ma alla resurrezione di Gesù. E per questo non deve mancare la speranza, anche davanti alle conseguenze del terremoto: quello più lontano de L’Aquila, che ha fatto assaporare con anticipo la paura, e quello che proprio ad Accumoli ha avuto il suo epicentro nel 2016, aprendo una ferita che non si riesce a rimarginare.

Partita dal confine basso dell’abitato per risalire verso la piazzetta del monumento ai caduti, la Via Crucis è stata vissuta nell’aria tersa del pomeriggio assolato, mentre un vento freddo soffiava leggero. Dietro la croce ricavata da due legni raccolti in montagna e portata dai bambini i fedeli hanno camminato compatti, raccolti. Nell’ultimo tratto di strada la pendenza si accentua e dalla maggiore fatica il vescovo Vito ha ricavato l’immagine dello stato d’animo di chi, da ormai molti anni, resiste nelle soluzioni abitative d’emergenza, mentre l’orizzonte della normalità pare spostarsi ogni giorno in avanti, senza poter mai essere raggiunto.

Con un invito a non mollare che ha avuto il sapore di un abbraccio profondo e partecipato: «Siamo davanti al crocifisso perché sappiamo che solo lui può alimentare la speranza di cui abbiamo bisogno», ha detto, spiegando che non si tratta di «una speranza a buon mercato», perché proviene da chi è morto e risorto. «La Pasqua, a dispetto della morte, è una festa di vita: non scompaiono le lacrime, ma ricevono una luce nuova da Dio», ha aggiunto mons Piccinonna.

Certo, è una fede esigente, ed è umano che a volte non riesca a consolare, non basti a dare forza. Per questo il vescovo ha suggerito di posare lo sguardo sui bambini: «I loro volti bellissimi, dono di Dio, mi fanno pensare che non basta che Dio ci dia speranza, questa speranza che Dio ci dona dobbiamo sapercela scambiare, trasmettere, sostenere tra di noi. E se ci sono dei momenti in cui la disperazione vuole prende il sopravvento, non so a voi, ma a me gli occhi e i volti di questi piccoli impediscono di farlo. Attraverso di loro Dio tramette speranza al nostro cammino».

La preghiera per quanti non ci sono più davanti al monumento ai caduti nel terremoto ha aperto l’ingresso nella chiesetta dove la comunità ha vissuto la liturgia del Venerdì Santo, con l’adorazione della croce. Tutto attorno, nell’aria limpida, le montagne ancora innevate sembravano ricordare la presenza di ciò che non passa, ma tutto sostiene in attesa di una nuova primavera.