Chiesa

Il Papa: diciamo “grazie” e il mondo sarà migliore

Da Francesco l'esortazione a non valutare il 2020 solo attraverso le sofferenze e i limiti causati dalla pandemia. La vicinanza ai terremotati della Croazia e la preghiera per le vittime

“Non tralasciamo di ringraziare: se siamo portatori di gratitudine, anche il mondo diventa migliore, magari anche solo di poco, ma è ciò che basta per trasmettergli un po’ di speranza”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, l’ultima del 2020, che ha dedicato alla “preghiera di ringraziamento”. IL TESTO DELLA CATECHESI

“Il mondo ha bisogno di speranza – ha affermato il Pontefice, nella catechesi trasmessa in streaming dalla Biblioteca del Palazzo apostolico -, e con la gratitudine, con questo atteggiamento di dare grazia, noi trasmettiamo un po’ di speranza. Tutto è unito e legato, e ciascuno può fare la sua parte là dove si trova”.

Ricordando il racconto evangelico dei dieci lebbrosi che incontrano Gesù, il Papa ha osservato che esso, “per così dire, divide il mondo in due: chi non ringrazia e chi ringrazia; chi prende tutto come gli fosse dovuto, e chi accoglie tutto come dono, come grazia”. “Il Catechismo scrive: ‘Ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento’ (n. 2638) – ha proseguito Francesco -. La preghiera di ringraziamento comincia sempre da qui: dal riconoscersi preceduti dalla grazia”.

“Siamo stati pensati prima che imparassimo a pensare; siamo stati amati prima che imparassimo ad amare; siamo stati desiderati prima che nel nostro cuore spuntasse un desiderio. Se guardiamo la vita così, allora il ‘grazie’ diventa il motivo conduttore delle nostre giornate. Grazie, e tante volte dimentichiamo, abbiamo paura di dire grazie”.

Eucaristia vuol dire ringraziamento

Il Pontefice ha anche ricordato che “per noi cristiani il rendimento di grazie ha dato il nome al Sacramento più essenziale che ci sia: l’Eucaristia. La parola greca, infatti, significa proprio questo: ringraziamento”. “I cristiani, come tutti i credenti, benedicono Dio per il dono della vita. Vivere è anzitutto aver ricevuto – ha sottolineato -. Ricevuto la vita. Tutti nasciamo perché qualcuno ha desiderato per noi la vita. E questo è solo il primo di una lunga serie di debiti che contraiamo vivendo. Debiti di riconoscenza”. “Nella nostra esistenza, più di una persona ci ha guardato con occhi puri, gratuitamente – ha aggiunto -. Spesso si tratta di educatori, catechisti, persone che hanno svolto il loro ruolo oltre la misura richiesta dal dovere. E hanno fatto sorgere in noi la gratitudine. Anche l’amicizia è un dono di cui essere sempre grati”.

Secondo Francesco, con il “grazie”, “che dobbiamo dire continuamente”, manifestiamo “la certezza di essere amati”.”Questo è il nocciolo – ha affermato -: quando tu ringrazi esprimi la certezza di essere amato, e questo è un passo grande, la certezza di essere amato. È la scoperta dell’amore come forza che regge il mondo. Dante direbbe: l’Amore ‘che move il sole e l’altre stelle'”. “Cerchiamo di stare sempre nella gioia dell’incontro con Gesù – ha concluso -. Coltiviamo l’allegrezza. Invece il demonio, dopo averci illusi, con qualsiasi tentazione, ci lascia sempre tristi e soli“.

Un anno difficile, ma non valutiamo solo le sofferenze

Al momento dei saluti ai fedeli di lingua tedesca, il Papa ha osservato: “Alla fine di questo anno difficile, siamo forse tentati di vedere anzitutto ciò che non era possibile fare e ciò che ci mancava. Ma non dimentichiamo le tante, innumerevoli ragioni per cui ringraziare Dio e i nostri vicini. Vi auguro di cuore la gioia che nasce dalla gratitudine!”.

E salutando i fedeli polacchi ha aggiunto: “Avvicinandoci alla fine di quest’anno, non lo valutiamo solo attraverso le sofferenze, le difficoltà e i limiti causati dalla pandemia”. “Scorgiamo il bene ricevuto in ogni giorno, come pure la vicinanza e la benevolenza degli uomini, l’amore dei nostri cari e la bontà di tutti coloro che ci circondano. Ringraziamo il Signore per ogni grazia ricevuta e guardiamo con fiducia e con speranza al futuro, affidandoci all’intercessione di San Giuseppe, patrono dell’anno nuovo. Sia per ciascuno di voi e per le vostre famiglie un anno felice e pieno di grazie Divine”.

Vicinanza ai terremotati della Croazia

Al termine dell’udienza Francesco ha ricordato: “Ieri un terremoto ha provocato vittime e danni ingenti in Croazia. Esprimo la mia vicinanza ai feriti e a chi è stato colpito dal sisma, e prego in particolare per quanti hanno perso la vita e per i loro familiari. Auspico che le autorità del Paese, aiutate dalla comunità internazionale, possano presto alleviare le sofferenze alla cara popolazione croata”.

da avvenire.it