Il naturalismo di Caravaggio

Ben visibile nella Madonna di Loreto nella Chiesa di Sant’Agostino a Roma

La prossima ricorrenza della festività della Virgo Lauretana è un’occasione per commentare uno splendido capolavoro di Michelangelo Merisi detto Caravaggio: La Madonna di Loreto o Madonna dei Pellegrini. L’opera fu realizzata tra il 1604 e il 1605 e si trova a Roma nella chiesa di Sant’Agostino. Caravaggio fu chiamato dagli eredi del bolognese Ermes Cavalletti, grande devoto della beata Vergine di Loreto, e per comporre il dipinto non si attenne alla tradizionale iconografia che raffigurava la Santa Casa trasportata dagli angeli con la Vergine e il Bambino. Nel dipinto l’artista propose una sua personale interpretazione con la casa saldamente ancorata a terra e dove l’unico accenno al volo è l’insolita posa in cui viene ritratta la Madonna, in punta di piedi, come a voler immaginare una sua discesa dal cielo.

Caravaggio utilizza l’immagine della Madonna di Loreto come uno “stratagemma” per esprimere un concetto dottrinale “alto” e con la volontà di rappresentare simbolicamente la Fede, la Grazia e le Opere. I quadri del Merisi, con il loro naturalismo e la forza evocativa delle immagini, così reali da sembrare vere, vogliono trasmettere un messaggio di salvezza che va ben oltre l’aspetto formale, un messaggio permeato da un profondo sentimento religioso e che trova le sue radici nelle predicazioni del cardinale Federico Borromeo. Siamo nel periodo storico della piena Controriforma, da un lato i protestanti asserivano il valore salvifico della sola fede e dall’altro la Chiesa di Roma sosteneva l’impossibilità di una fede scevra dalle opere. La diffusione del filone pauperista, ovvero di quella corrente di pensiero cristiano che vedeva negli emarginati, nei poveri e negli ultimi il riflesso dell’esperienza evangelica, è un altro elemento di grande importanza per il tempo che in qualche modo ‘idealizzava’ la povertà come valore spirituale. Michelangelo Merisi su queste basi costruisce la sua opera: la Santa Casa è infatti un’abitazione fatiscente, una vera e umile dimora, la Vergine ha il volto bellissimo e le sembianze di una popolana, i due pellegrini sono girati di spalle con abiti sudici e con due enormi piedoni sporchi sbattuti in primo piano (i più famosi della storia dell’arte). Sono loro gli umili protagonisti dell’opera che dopo aver fatto il lungo percorso a piedi giungono dinanzi alla Santa Casa e si inginocchiano in segno di preghiera e penitenza. Vengono così ricompensati dalle loro fatiche con l’apparizione della Vergine che innalza un corpulento Bambino affinché possa benedirli.

Il naturalismo di Caravaggio porta con sé due rivelazioni, o due verità: l’evento miracolistico non è idealizzato, bensì è diventato un fatto terreno, plausibile e reale. Inoltre il dipinto svela un’altra realtà, proprio quei due raminghi personaggi sono due peccatori, un uomo e una donna, che attraverso le proprie opere di redenzione, testimoniate appunto dai piedi sporchi, probabile allusione al bisogno di purificazione, hanno riscattato i loro peccati. La Madonna, inoltre, si trova sulla soglia della porta, in segno di benevola accoglienza, mentre alle sue spalle una luce colpisce i due pellegrini: è la luce della grazia divina.