Giugno Antoniano, novant’anni fa… quelle tre spighe d’oro

Domenica 25 luglio 1926, festa liturgica di San Giacomo Maggiore apostolo, alla presenza del Vescovo di Rieti, il Venerabile Massimo Rinaldi, i coltivatori della piana di Rieti donarono al ‘loro Santo’ le tre spighe d’oro che ancora oggi il Bambino Gesù reca nella mano destra, quale segno di ringraziamento per essere riusciti a portare a felice compimento il raccolto annuale del grano.

La tradizione orale dei fatti, pervenuta intatta ai giorni nostri, narra di un maggio e di un giugno del 1926 eccezionalmente piovosi con i campi di grano allagati e a rischio di marcire. Subito dopo la Processione dei Ceri di domenica 20 giugno (disturbata anch’essa dalla pioggia), i tre giorni successivi videro il popolo di Rieti sempre radunato nella chiesa di San Francesco (da pochi mesi restituita al culto e restaurata), per impetrare la fine delle intemperie e la possibilità di mietere il grano che avrebbe permesso di raccoglierne i frutti e, di conseguenza, poter sfamare l’intera popolazione.

La sera di giovedì 24 giugno, solennità della Natività di San Giovanni Battista, prima della sua reposizione, furono proprio i coltivatori della piana reatina a chiedere al Vescovo Rinaldi e alla Pia Unione di trasportare nuovamente la Macchina di Sant’Antonio di Padova sul sagrato della chiesa per affidare all’intercessione del Santo il ristabilimento delle condizioni meteorologiche. Alla conclusione dei festeggiamenti del Giugno Antoniano Reatino 1926, seguirono giorni e giorni di sole ardente, il grano fu così mietuto in grande quantità e altrettanta qualità.

Nella vigilia della festa dei Santi Anna e Gioacchino, il 25 luglio 1926, a trebbiatura ultimata, la statua del Taumaturgo fu riesposta straordinariamente a San Francesco (era probabilmente presente anche lo scienziato del grano, Nazareno Strampelli, ma non la consorte Carlotta Parisani, scomparsa il 12 marzo dello stesso anno) e i coltivatori della piana di Rieti, riconoscenti, vollero donare al Santo quelle tre spighe d’oro, a lode e gloria del Signore Dio e del Suo Servo Antonio di Padova.