Piero Fassino analizza il valore dell’Ostensione come grande evento religioso e civile che si aggiunge al bicentenario della nascita di don Bosco e fa del 2015 un anno straordinario per il capoluogo piemontese. Attesi due milioni fra pellegrini e turisti. Molta attenzione alle misure di sicurezza. Grande interesse per la visita del Papa: “Segnerà la vita della città e resterà nella memoria”.
È cominciata domenica 19 aprile, con la Messa solenne nel duomo di Torino, presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, l’Ostensione della Sindone, che terminerà il 24 giugno e avrà il suo momento culminante con la visita del Papa, il 21 e 22 giugno. Per la città di Torino, il 2015 è senz’altro un anno straordinario: oltre all’Ostensione del Sacro Telo che ha avvolto l’“Uomo dei dolori” – una delle più lunghe della storia, 67 giorni, con cifre di affluenza che stando alle stime attuali si aggireranno intorno ai due milioni di presenze – ci sono le celebrazioni per il bicentenario della nascita di don Bosco. Ne abbiamo parlato con il sindaco di Torino, Piero Fassino, secondo il quale quella del Papa “sarà una visita che segnerà la vita della città e resterà nella memoria”. Da laico, il sindaco confessa che la Sindone “ci ricorda il senso della sofferenza di Cristo e la necessità di costruire un mondo nel quale ogni uomo e ogni donna vengano rispettati nella loro dignità”. Per realizzare questo obiettivo, tutti devono impegnarsi: la politica, la società civile e la comunità religiosa.
Cosa significano, per Torino, i 67 giorni di Ostensione della Sindone?
“L’Ostensione della Sindone è un grande evento di natura religiosa e civile, che coinvolge tutta la città, perché la Sindone è uno dei tratti dell’identità culturale, religiosa e civile della nostra comunità. Tutta la città si è mobilitata, per predisporsi nel modo migliore ad accogliere a braccia aperte le centinaia e centinaia di migliaia di pellegrini che verranno”.
L’evento nell’evento è la visita del Papa: come descriverebbe il clima di attesa?
“La venuta del Papa è sempre un evento di straordinaria importanza. Quella di Papa Francesco si preannuncia come una visita molto intensa: oltre all’omaggio alla Sindone, ci sono le celebrazioni per il bicentenario di don Bosco, l’incontro con i lavoratori, l’incontro con i giovani… Torino lo aspetta con trepidazione e con gioia. Attorno alla visita di Papa Francesco c’è molto interesse: sarà una visita che segnerà la vita della città e resterà nella memoria”.
Personalmente, cosa dice a lei la Sindone?
“Ci ricorda il senso della sofferenza di Cristo e la necessità di costruire un mondo nel quale ogni uomo e ogni donna vengano rispettati nella loro dignità. La lezione della Sindone è un messaggio di speranza, un invito affinché ci si batta contro ogni forma di sofferenza, di violenza, di emarginazione e di povertà. Bisogna liberare l’uomo dalle troppe forme di sofferenza e di oppressione che ancora oggi lo schiacciano, affinché ogni uomo possa guardare alla propria vita e al futuro con serenità e fiducia”.
Un monito anche alla politica?
“L’immagine dell’uomo crocifisso, impressa sulla Sindone, ci invita a riflettere su quello che stiamo facendo per cercare di instaurare la pace nel mondo. Un impegno e un compito, questo, al quale nessuno può sottrarsi: il mondo della politica, la società civile e quella religiosa, tutti dobbiamo adoperarci affinché si creino le condizioni per far spegnere i tanti focolai di conflitto che insanguinano ancora tante parti della terra”.
Il primo discorso che il Papa pronuncerà a Torino sarà rivolto al mondo del lavoro. Qual è la “fotografia” della città che gli verrà offerta?
“Il Santo Padre troverà una città che ha nel suo dna il valore del lavoro: per oltre un secolo Torino è stata la capitale del lavoro manifatturiero e industriale. Ma il Papa troverà anche una città in grande trasformazione della sua identità economica, sociale e culturale. Torino è stata sempre un laboratorio: oggi il lavoro si sta ridefinendo nei suoi contorni, nel suo profilo, nella sua identità”.
Sia per l’Ostensione, sia per la visita del Papa, sul tavolo c’è la questione sicurezza, con le minacce dell’Is che hanno alzato il livello di allarme. Ci sono rischi in questo ambito per chi deciderà di raggiungere Torino in questi due mesi?
“Abbiamo predisposto tutto ciò che era necessario fare per consentire a pellegrini e turisti di muoversi in città con serenità e tranquillità. C’è stato un grande e scrupoloso lavoro, coordinato e sinergico, delle forze dell’ordine e di quelle istituzionali”.
Eventi trainanti come l’Ostensione della Sindone e la visita del Papa possono essere l’occasione per creare un “ponte” tra credenti e non credenti?
“L’esperienza sul campo mi ha insegnato che leggere la realtà da prospettive diverse, talora anche divergenti tra di loro, aiuta a comprenderne meglio lo sfaccettature e a trovare insieme soluzioni concrete anche a situazioni davvero difficili. Un esempio recente: l’Agorà sociale proposta da monsignor Nosiglia, che è riuscita a coinvolgere le principali realtà cittadine, ecclesiali e civili, attive nell’ambito della formazione, del lavoro e del welfare”.
Cosa dirà al Papa?
“Gli darò il benvenuto nella città di don Bosco e dei Santi sociali. Poi aggiungerò che, qui da noi, l’attenzione rivolta ai giovani e alle fasce più deboli della popolazione è storicamente altissima e da sempre si traduce in iniziative concrete. A Torino il welfare e la scuola sono una priorità della politica e dell’attività amministrativa”.