Si parla anche di Comunità Laudato si’ al Meeting dei Giovani in corso a Leonessa. Nella seconda parte della mattinata di sabato, sullo spartano palco del palazzetto dello sport il dibattito prosegue con Camilla Petrucci, delegata provinciale Coldiretti, e Maria Luisa Boccacci, che ha illustrato l’ampio progetto portato avanti da Chiesa di Rieti e Slow Food.
Camilla, classe 1997, studi di agraria e prossima alla laurea in scienze agroalimentari, in Coldiretti è delegata provinciale Giovani Impresa ed è stata riconosciuta dal presidente della Regione come la più giovane imprenditrice del Lazio, mentre Maria Luisa Boccacci è un giovane ingegnere dell’Ufficio tecnico della Diocesi di Rieti che sta seguendo in prima persona l’evolversi delle Comunità.
Dunque il discorso di un’economia che sappia andare “oltre il denaro” passa quest’oggi nel campo del “quanto basta?”, cioè della capacità di darsi una regolata, nei processi economici, guardando all’ambiente.
Con quell’amore per le piante raccomandato da Mancuso che ben conosce Camilla, che da titolare di azienda agricola è pienamente d’accordo che compito dell’uomo sia proprio tutelare le piante: la sua azienda, spiega, «non dà mai concimi se non quando strettamente necessario, facciamo un solo trattamento».
Si parla di sostenibilità, «un’esigenza – dice Maria Luisa in risposta all’intervento arrivato dal pubblico da Luca, come lei ingegnere edile – che non riguarda solo i materiali di un edificio, si è veramente sostenibili quando si riesce a integrare l’aspetto economico, l’aspetto ambientale, l’aspetto sociale».
Quella sostenibilità, ribatte Camilla, che anche a chi si occupa di agricoltura è continuamente raccomandata, «come biodiversità, scelta dell’origine» e cose di questo tipo.
Camilla e Maria Luisa, nell’impegno che le vede attente a un fecondo e sereno rapporto con “madre terra”, ne sono profondamente convinte. E Camilla cita un celebre aforisma attribuito al grande capo indiano Toro Seduto a proposito di un’economia che ignora l’ambiente: “Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche”.
Riflessioni del 1890, «e ancora tremendamente attuali».
Dalla platea, il giovane vivaista Davide richiama l’aspetto teologico delle “provocazioni” lanciate al mattino dal professor Stefano Mancuso, e dunque interviene al dibattito anche il vescovo Domenico. «La prima parola di Dio è la natura. Il ritorno alla natura, cioè ciò che non è arte-fatto, è la prima condizione per ritornare a toccare il Creatore. E oggi se c’è questa forma di disinteresse nel percepire Dio molto nasce dal fatto che non si vive più a contatto con la natura, tutto è misurato e cablato sulla nostra statura, su ciò che è fatto dall’uomo, e questo ci fa perdere di vista il senso dell’alterità». Dare importanza al vegetale non significa dimenticare l’uomo, anzi è nell’interesse dell’uomo difendere il creato, chiarisce monsignore: «Siamo chiamati a custodire non a depredare, perché quando lo fa il despota l’uomo taglia il ramo su cui è appollaiato».
Ovviamente, tiene a precisare Pompili, «c’è una bella differenza tra un essere vivente, un animale e un essere razionale. E ribadire questa distinzione è importante. Ma è una distinzione che si gioca sull’aspetto dell’amore, è questo che fa l’umano, non è semplicemente l’intelligenza istintiva».