È vero che in campo digitale gli uomini sono più bravi delle donne? E quanto può incidere la capacità di saper utilizzare il web e le sue potenzialità nell’organizzazione della vita quotidiana e nell’indipendenza di una donna? Di questo, ma anche di molto, moltissimo altro si è parlato venerdì 27 settembre presso lo Spazio Attivo di Lazio Innova a Rieti. L’incontro – dedicato al tema “Competenze digitali: strumenti per l’indipendenza economica e fattore di prevenzione della violenza di genere”, realizzato nell’ambito delle attività del Punto Impresa Digitale (PID) della Camera di Commercio di Rieti – ha previsto una serie di testimonianze di imprenditrici e lavoratrici che hanno portato esperienze professionali e di vita alla due giorni del “Festival delle Donne”.
Moderato da Paola Cuzzocrea, che ha fornito interessanti dati circa la formazione digitale al femminile intorno ai quali far ruotare il dibattito, l’appuntamento “in rosa” è diventato presto un pomeriggio formativo per confrontarsi su tematiche che in un modo e nell’altro riguardano tutte. Così, si sono alternate intorno al tavolo donne che hanno saputo utilizzare le nuove tecnologie per “inventarsi” un lavoro, quelle che hanno sfruttato le potenzialità del web per lavorare da casa e accudire i figli piccoli, o coloro che pensavano di non riuscire neppure ad accendere un computer e invece adesso sono molto più esperte dei propri colleghi uomini.
Lo ha fatto Valeria, lo ha fatto l’ingegnere Cristina, unica donna dirigente della sua azienda, lo ha fatto un’insegnante di scuola elementare che ha unito passione e lavoro in un blog di cucina, lo hanno fatto le donne che aiutano altre donne ad uscire dal cortocircuito delle molestie fisiche e psicologiche, scambiandosi esperienze e consigli tramite il web o conoscendo bene i mezzi per stanare gli stalker da tastiera.
Ma la discussione si è spinta presto oltre il focus del dibattito. «Fatichiamo il doppio per farci valere», si è detto durante il pomeriggio. «E spesso, dobbiamo farcela malgrado la nostra eventuale avvenenza». Quel “malgrado” pronunciato da una signora tra il pubblico ha spinto tutte a far riflettere. Perchè – inutile negarlo – il pregiudizio c’è, e non c’è donna, a maggior ragione se di bell’aspetto, che non l’abbia provato sulla pelle. Se sei bella difficilmente puoi essere anche brava, se sei brava ti vengono mossi appunti sull’aspetto, se ricopri un ruolo lavorativo di prestigio la “deduzione” più comune è che tu abbia utilizzato scorciatoie e favoritismi facendo leva sull’ascendente nei confronti dell’uomo di potere. Luoghi comuni e sessismi purtroppo ancora molto diffusi.
Com’è diffuso un certo modo di fare giornalismo che piazza la soubrette svestita in copertina come modo più veloce per vendere copie, com’è ancora diffuso, anche nelle campagne pubblicitarie, il quadretto familiare in cui la donna è obbligatoriamente relegata a sbrigare le faccende domestiche mentre l’uomo rientra a casa stanco dal lavoro. «Ho un compagno bravissimo – spiega una giovane signora – ma non piace a nessuno dei due la concezione che lui “mi aiuti” in casa: semplicemente, ci aiutiamo a vicenda e facciamo le cose che servono secondo i nostri impegni o le necessità quotidiane, indifferentemente dal sesso».
Così, mentre Paola modera l’incontro, si discute sul fatto che il suo compagno si sta nel frattempo occupando della spesa, di prendere i figli piccoli a scuola. Semplicemente alla pari. Eppure, la strada verso l’uguaglianza è contro i facili pregiudizi di genere è ancora lunga. Come è la lunga la battaglia contro le violenze fisiche e psicologiche, soprattutto quelle che avvengono, silenziose e non censire, tra le mura domestiche. Ma il pomeriggio al femminile si conclude tra le risate, con scambi di contatti e promesse di rivedersi. E con la convinzione che le prime alleate delle donne negli obiettivi ancora da raggiungere, debbano essere proprio le altre donne.