Numerosi studi dimostrano che la diversità (etnica, di genere, d’età, ecc.) migliora le prestazioni lavorative in ambienti che ne incoraggiano la presenza. Avere menti diverse che si arrovellano sugli stessi problemi aiuta a risolverli. Come la biodiversità ecologica, la diversità umana è una ricchezza.
Fin dove possiamo spingere questo ragionamento? Passando ad esempio dalla sfera pubblica a quella più intima e prendendo il caso dei disabili, l’arricchimento vale comunque? Forse sì, anzi quasi sicuramente. Solo di recentemente il tema della sessualità dei diversamente abili inizia ad essere trattato con serietà e consapevolezza. Proprio per questo l’Informagiovani del Comune di Rieti ha organizzato un congresso per il 24 aprile, presso l’Auditorium Varrone alle ore 16.30 dal titolo “Ugualmente Amabili – Amore senza barriere”.
Secondo noi c’è un aspetto sorprendente in questa delicata questione, che potrebbe portare a comprenderla ed accettarla più facilmente. Per i disabili, fisici o psichici, l’accesso alla sessualità ne sottolinea un aspetto che gli altri tendono a sottovalutare. E cioè la sua semplice esistenza. È come un ritorno all’essenziale, apprezzare il fatto stesso di vivere una dimensione dell’umanità che sembrava preclusa. Solo un rapporto effettivo può essere realmente affettivo.
L’esistenza della sessualità non è qualcosa da superare per raggiungere performance sempre più estreme. È importante dall’inizio alla fine, dalla prima all’ultima volta. Una scoperta che è bello ripetere di per sé. Una parte fondamentale della vita, qualunque sia la vita.