Cop ”in uscita” verso il mondo dei giovani

Monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, presidente del Cop e della Commissione episcopale Cei per il laicato: ”Vogliamo uscire incontro al mondo giovanile, intercettarlo nei suoi spazi, portare là dove vive e passa il suo tempo libero una vita pulita, generosa, libera da proposte di morte, aperta al Vangelo. E sostenere pastoralmente iniziative sullo stile del Centro ‘M’interessi’ di Lodi”

Riscoprire l’attualità della costituzione conciliare “Gaudium et spes” per essere “Chiesa in uscita”, secondo le indicazioni di Papa Francesco, e affrontare le sfide di questo tempo. Con quest’obiettivo si sono confrontati vescovi, sacerdoti, laici, religiosi e religiose nella 64ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale, che si chiude oggi a Pianezza (Torino). L’iniziativa del Centro di orientamento pastorale (Cop – www.centroorientamentopastorale.org), quest’anno ha avuto per tema “Chiesa, mondo, storia. Oggi, in continuità con il Concilio Vaticano II”. Frutto concreto della Settimana, “sostenere pastoralmente iniziative di apertura di centri per il tempo libero dei giovani, sullo stile del Centro ‘M’interessi’ di Lodi”. Con monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, presidente del Cop e della Commissione episcopale Cei per il laicato, tracciamo un bilancio dell’iniziativa.

Per un triennio il Cop ha scelto di approfondire, nelle sue Settimane, le costituzioni del Concilio Vaticano II. Perché questa scelta, e in particolare della “Gaudium et Spes” per quest’edizione?

“Le costituzioni conciliari ci sembrano i documenti che fotografano meglio la vita concreta della Chiesa. Abbiamo scelto di partire dalla Parola di Dio, poi vedere – quest’anno – il rapporto Chiesa/mondo e, infine, ricostruire l’immagine della Chiesa che ha al suo interno l’esperienza liturgica come momento fondamentale. La ‘Gaudium et Spes’ ci sembra un documento non soltanto da prendere in considerazione per riorientarci adesso, ma perché è quello che fotografa con maggiore immediatezza la situazione del tempo. Si presta per vederne la storicità e, allo stesso tempo, renderlo attuale, trovandovi una continuazione in tempi che sono cambiati”.

L’attenzione al mondo della “Gaudium et Spes” in che misura si può declinare nella “Chiesa in uscita” come la vede Papa Francesco?

“Il Papa, pur senza citarlo troppo, sta attuando il Concilio in maniera metodica, esso è la fonte d’ispirazione di tutte le sue attività, intuizioni e programmazioni pastorali. Questa costituzione era proprio il tentativo di dialogare con il mondo e con la storia da parte di una Chiesa che – in quel tempo – si era arroccata nella sua staticità e difesa. Un problema che si stava riproponendo pure in questi ultimi anni, con una Chiesa che si sentiva attaccata, e alla quale ora Francesco chiede di essere ‘in uscita’”.

È “in uscita” pure la proposta del Cop di sostenere centri per i giovani…

“Il Cop ha da sempre prestato attenzione al mondo giovanile con studi, ricerche e proposte formative. Ora intende assumere direttamente il progetto ‘M’interessi’, proponendosi altresì come interlocutore per la formulazione e l’accompagnamento di specifici progetti, con cura per l’animazione del tempo libero. Papa Francesco, alla Gmg di Rio, ha esortato a ‘non restare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, nella nostra istituzione parrocchiale o diocesana’. Per questo vogliamo uscire incontro al mondo giovanile, intercettarlo nei suoi spazi, portare là dove vive e passa il suo tempo libero una vita pulita, generosa, libera da proposte di morte, aperta al Vangelo. È segno della sollecitudine della Chiesa, che desidera così abitare le periferie esistenziali in cui si rifugiano tanti giovani, oggi lasciati soli”.

Come evitare la strumentalizzazione di una Chiesa che si apre alle istanze del mondo?

“La comunità credente ha in sé la capacità di affrontare e vivere i problemi del mondo. Specialmente il laicato, che nella vita di tutti i giorni è immerso nella storia. Il dialogo e l’incontro per noi cristiani è fondamentale, con l’intelligenza della Chiesa di rispondere adeguatamente e offrire una proposta bella. Non deve aver paura del mondo né condannarlo, ma aprirsi all’ascolto e al confronto: una comunità consapevole della sua fede è capace di metterla alla prova”.

Parlando di “Chiesa samaritana” – tema pure affrontato alla Settimana e caro a Papa Francesco – come può una comunità cristiana essere tale, “povera con i poveri”?

“Il contatto con i poveri deve essere reale, laddove è la Chiesa intera che convive con le persone più povere e misere. Non è pauperismo, non godiamo di una povertà che toglie la dignità umana, ma al contrario facciamo di tutto perché questa povertà possa avere quella dignità che è diritto di ogni uomo. Ciò chiede un grande sforzo, sostegno e carità concreta: penso, ad esempio, a quanto la Chiesa fa per coloro che non hanno lavoro, si trovano lontano da casa o sono emarginati. Il Papa propone la povertà come virtù, ovvero l’affidarsi a Dio più che ai beni terreni, da usare per fare carità”.