Comune di Rieti insieme a “La Sapienza”: «I migliori professionisti per scuole sicure»

Saranno gli ingegneri della “Sapienza” a istruire i tecnici chiamati, nel prossimo futuro, a monitorare – per poi progettare interventi conseguenti – lo stato degli edifici pubblici di competenza comunale, cominciando da quelle scuole la cui sorte tanto preoccupa in questo momento le famiglie reatine. Preoccupazione che, al di là della psicosi che si può generare, non è certo infondata, se si pensa che dei 23 edifici scolastici di pertinenza del Comune di Rieti ben 17 sono costruiti prima del 1984, e dunque prima dell’esistenza degli attuali criteri antismici. Lo ha spiegato l’ingegnere capo dell’Ufficio tecnico comunale, Maurizio Peron, durante la conferenza stampa con cui, venerdì mattina, è stato presentato in municipio l’accordo di collaborazione siglato dal Comune capoluogo con l’Università romana, accordo finalizzato alla valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici scolastici e alla progettazione degli interventi di adeguamento sismico.

È l’avvio di un percorso che l’amministrazione comunale intende svolgere in stretto contatto con l’ufficio del Commissario governativo Errani e con gli uffici regionali preposti alla ricostruzione post sisma, ha spiegato, aprendo la conferenza, il sindaco Simone Petrangeli, preannunciando che per gli interventi che si renderanno necessari per adeguare scuole – e, in subordine, anche eventuali altri edifici pubblici ritenuti strategici – si potrà contare su quanto promesso dal Governo: se le norme già emanate prevedono al momento finanziamenti solo per le scuole dichiarate inagibili (che in città sono solo l’elementare di Villa Reatina e la succursale dello Scientifico di via Piselli, questa dipendente dall’amministrazione provinciale, competente per l’istruzione superiore), si attende entro fine mese una nuova ordinanza che stanzi risorse anche per le scuole certificate in categoria B, quelle bisognose cioè di lavori di adeguamento. Risorse, a detta di Petrangeli, cui si potrà attingere «per la messa in sicurezza del nostro intero patrimonio scolastico».

Staremo a vedere se tali fondi effettivamente ci saranno. Sono in tanti a sperarlo, anche perché di soldi, per conformare ai criteri di antisismicità scuole pensate a suo tempo senza tener minimamente conto del pericolo terremoto ce ne vogliono a bizzeffe, ha spiegato il professor Giuseppe Sappa, tra i responsabili scientifici dell’accordo. Presentato da Peron – che ne è stato allievo – come «uno tra i massimi esperti di ingegneria sismica al mondo», Braga, che degli ingegneri sismici presiede l’associazione nazionale ed è docente di Rischio sismico alla “Sapienza”, ha ripercorso la storia del settore, di quella “cultura sismica” che dal terremoto del Friuli del 1976 ha fatto in Italia passi da gigante, giungendo a quella zonazione un tempo a macchia di leopardo, poi via via generalizzata fino a considerare oggi, nei diversi gradi, praticamente l’intero territorio nazionale a rischio sismico.

Eppure, ha detto Braga, «la cultura sismica ancora non è così diffusa e condivisa». E anche se Rieti, rispetto ad altre zone del Paese (si pensi a parti della Calabria o della Sicilia), ha un rischio di sismicità medio-basso, il grado di sicurezza degli edifici scolastici può e deve essere migliorato. Di qui necessario l’apporto dell’università, con il suo ruolo di docenza che punta a formare gli operatori del settore chiamati a esaminare lo stato delle costruzioni esistenti in base a criteri di studio e parametri valutativi unitari.

In tal senso, ha spiegato il geologo Giuseppe Sala, altro responsabile scientifico dell’accordo, l’Università ha rappresentato subito dopo il primo evento sismico del 24 agosto la disponibilità a offrire il proprio contributo accademico per gestire gli impegni del post terremoto. Ed ecco così l’accordo che mette insieme Comune e l’organismo che la “Sapienza” ha attivato nel Polo universitario reatino (per il quale ha portato il saluto, durante la conferenza, il presidente della Sabina Universitas Maurizio Chiarinelli): il Critevat, acronimo che sta per Centro Reatino di Ricerche di Ingegneria per la Tutela e la Valorizzazione dell’Ambiente e del Territorio.

A illustrare la filosofia che ispira il progetto, l’ingegnere reatino Maurizio De Angelis, che nell’ateneo romano è docente di Scienza delle costruzioni e Dinamica delle strutture: quella del creare quella cultura sismica che sarebbe meglio far sorgere “in tempo di pace”, quando magari ai terremoti non si pensa, ma meglio tardi che mai… Ora che l’Appennino balla senza tregua, si coglie l’occasione per mettersi a studiare seriamente quell’ingegneria sismica estranea a tanti nostri edifici. Ci si rivolge alla città intera, agli amministratori e soprattutto agli operatori, che sono le imprese, gli ordini professionali, i tecnici comunali. «Non vogliamo infatti che i professionisti si sentano scavalcati dall’Università – ha chiarito De Angelis – la quale non vuole fare attività professionale ma solo supportare le amministrazioni pubbliche e i tecnici preposti». Ecco allora i corsi di formazione, tarati sulla normativa antismica più recente, rivolti a professionisti esterni ed esterni all’amministrazione, che il Critevat porterà avanti.

Nel dettaglio, l’accordo si propone di fornire supporto tecnico-scientifico ai tecnici comunali che seguiranno le indagini, per valutare la vulnerabilità sismica degli edifici e progettare gli interventi di mitigazione del rischio, ma anche l’aggiornamento sulle normative tecniche in vigore e di prossima emanazione, nonché di offrire supporto decisionale all’amministrazione comunale e un’opera di supervisione e controllo dei progetti fino all’arrivo dei cantieri.

Cantieri che, si spera, possano effettivamente essere messi in piedi, e dunque che quanto politicamente promesso non sia solo un bel libro dei sogni.