Montagna

Coesistenza fragile tra uomo e orso: il dilemma nel cuore delle montagne

Il secondo evento culturale del CAI di Rieti affronta il complesso equilibrio tra la protezione dell'orso e le preoccupazioni umane, aprendo una finestra di dialogo e conoscenza su misure di conservazione, tradizioni locali e prospettive future

Il secondo evento di cultura di montagna del CAI di Rieti sul concetto di limite antropico ha centrato la complessità del problema proposto: se e come è possibile la coesistenza tra l’orso, specie in minoranza e tutelata, e l’uomo, specie in maggioranza e impaurita. Il possibile e misurato confronto durante la serata nella sede del CAI di Rieti, animato da una varietà di testimonianze di soci e cittadini, è stato stimolato dalla doppia proiezione di due docufilm, per l’ambiente trentino La frequentazione dell’orso (2022) e per l’ambiente abruzzese Terre dell’orso (2023).

Ben oltre l’opinionismo social e lontani da ogni facile logica divisiva, si è aperta una finestra di approfondimento su contesti, misure di informazione e interventi, diversi protocolli (PACOBACE e PATOM), parchi naturali, regolamenti e politica, areali, tradizioni e storie. Hanno risposto alle tante domande del pubblico il regista trentino Federico Betta che ha spiegato con grande attenzione e sensibilità la sua esperienza di documentarista sull’orso trentino, bilanciando con equilibrio le posizioni degli abitanti e degli allevatori di quelle zone, con quelle dei ricercatori scientifici, dei volontari delle associazioni che si occupano della sottospecie dell’orso in tutta Europa e degli attivisti dell’antispecismo. L’altro documentario, dedicato all’orso marsicano in Appennino centrale, ma collateralmente anche al lupo, ha permesso di conoscere meglio la diversità di questa altra specie di grandi carnivori che dalle terre abruzzesi, dove non si sono mai estinti, sconfinano negli ultimi tempi ma non si radicano nelle aree naturali laziali. È stata così l’occasione per conoscere l’attività meritoria dell’associazione Salviamo l’Orso, descritta con passione dalla giovane biologa project manager Serena Frau che da Bergamo si è trasferita a Pettorano sul Gizio (AQ) per la sua passione di ricercatrice. Tra le tante attività dei volontari ci sono l’installazione di recinzioni elettrificate e cassonetti dell’immondizia a prova d’orso, nonché la vaccinazione dei cani pastore per evitare la trasmissione di malattie.

Alla presenza del Comandante della Stazione dei Carabinieri di Rieti Vincenzo D’Ippolito, che ha seguito con interesse tutta la serata, dal pubblico in sala sono intervenuti con apporti specifici Giampiero Cammerini del WWF di Rieti che ha raccontato del passaggio dell’orso marsicano nei Monti Reatini e nel Cicolano, Ascenzo Tatti già commissario forestale di Opi che ha spiegato le ragioni degli allevatori e degli apicoltori in Abruzzo, Maurizio Frattali del CAI di Rieti che ha portato la sua testimonianza delle ricerche sull’orso in Trentino. Pur essendo una risorsa in Appennino centrale ma anche un problema da gestire nella coesistenza con l’uomo, la specie dell’orso bruno marsicano, protetta perché a rischio estinzione, fa ben sperare. Nel 2024-25 da parte dell’Ente parco ci sarà il nuovo censimento degli orsi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nelle zone limitrofe (se ne contavano precedentemente 50 esemplari esemplari) e nel 2023 i cuccioli nati sono stati 18, di cui 16 sono sopravvissuti alla stagione invernale.

Il prossimo appuntamento con gli eventi di cultura del Cai di Rieti sarà dedicato al concetto del limite legato all’alpinismo in alta quota in Himalaya e alle nuove frontiere delle spedizioni extraeuropee.