Cattolici e Resistenza, il tema al centro dell’incontro che si svolge questo sabato 21 dicembre a Greccio, per l’assegnazione del Premio di Cultura “Santa Barbara 2024”, ideato e realizzato dell’Associazione Culturale Santa Barbara nel Mondo assieme all’ANPC, l’Associazione nazionale dei partigiani cristiani, che su impulso del suo fondatore, il presidente dell’ENI Enrico Mattei, scelse la martire sabina, già patrona dell’Ente nazionale idrocarburi, come propria protettrice. In coda alle iniziative svolte a contorno della festività della patrona della diocesi reatina, l’iniziativa, che si avvale del patrocinio del Comune di Greccio, è in programma nel pomeriggio di oggi, 21 dicembre, alle 18, nella Sala Giovanni Velita, al centro storico del borgo grecciano (nelle vicinanze della chiesa parrocchiale San Michele Arcangelo).
A ricevere il Premio, il ricercatore Andrea Pepe, per il suo libro intitolato «Sparate ma non odiate». La legittimazione della lotta armata nella Resistenza dei giovani di Azione cattolica. Una pubblicazione dell’Ave, l’editrice dell’Azione cattolica italiana, nell’ambito degli studi sulla storia dell’associazione a cui l’autore – dottore di ricerca in Storia e scienze filosofico-sociali presso l’Università di Tor Vergata si dedica da anni, collaborando sin dal 2018 con l’Isacem, l’Istituto Paolo VI per la storia dell’Acv e del movimento cattolico in Italia.
A sostenere l’iniziativa è dunque anche l’Ac diocesana. Tra gli interventi dell’incontro di questo pomeriggio, oltre al saluto dell’attuale presidente diocesana, Fausta Tasselli, quello dell’ex presidente diocesano Alessio Valloni, da alcuni anni di casa nel territorio grecciano (ove è stata avviata un’associazione parrocchiale di Ac) e nell’amministrazione comunale di Greccio consigliere di maggioranza con delega alla cultura, che coordina il dibattito. Intervengono anche per l’ANPC la vice presidente nazionale Cristina Olini e il consigliere nazionale Maurizio Gentilini (ricercatore del CNR).
Un’occasione per riflettere sul contributo significativo che il mondo cattolico, e nello specifico gli appartenenti all’Ac, hanno dato alla lotta partigiana contro il nazifascismo durante l’ultima guerra.
Le oltre 300 pagine dello studio di Pepe passano in rassegna le esperienze che i giovani legati all’associazione ecclesiale – nello specifico i rami della Giac e della Fuci – vissero nel partecipare alla Resistenza, ma soprattutto le motivazioni che li spinsero ad abbracciare una lotta armata nella continua tensione con l’ideale cristiano di non violenza e soprattutto di non odio verso il nemico. Le diverse parti del volume, si legge nell’introduzione firmata dalla storica Marta Margotti, vanno a indagare «le impostazioni culturali, pedagogiche e catechetiche espresse verso il tema della liceità della violenza resistenziale all’interno del ramo giovanile dell’Ac e della legittimità dell’uso delle armi nel contesto dello scontro civile. Il Il focus della ricerca non è dunque rivolto alla definizione del dato meramente quantitativo riguardante uomini e brigate che i cattolici assicurarono alla Resistenza, quanto un discorso più ampio per inquadrare quei caratteri della formazione ricevuta nei circoli associativi che accompagnarono, seppur rimodulati in maniera personale o attraverso la mediazione del consiglio dei sacerdoti e dei compagni di battaglia, i soci che fecero la scelta partigiana».
Un incontro che si profila denso di interesse storico-culturale ma anche di riflessione sulla testimonianza che i laici cristiani sono chiamati a dare nella società contemporanea.