Le profonde ferite impresse in un passato fatto di illegalità e buio. Poi, la svolta nel nome di sua figlia. Oggi, il suo corpo protagonista del film d’arte “Caravaggio – l’Anima e il Sangue”, prodotto da Sky. È questa la vita e la storia di Emanuele Marigliano, 33 anni, che ne è protagonista. Un film in cui il suo fisico è espressione delle emozioni e delle sensazioni che accendono i dipinti di Michelangelo Merisi. La voce narrante non è la sua. Ma, oltre al suo corpo, la sua storia parla da sé. Come in un dipinto del Caravaggio, filtra una luce di redenzione. I traffici loschi di Scampia sono l’ombra del passato, il male cacciato via dalla ricerca di un riscatto morale. Che è arrivato con l’impegno in favore del quartiere.
Il passato di Emanuele. Cresciuto in uno dei quartieri più difficili di Napoli, intessuti di malavita e criminalità, Emanuele Marigliano, come i suoi cinque fratelli, ha conosciuto i colori del buio, la visione della vita imposta da Scampia, la notte della detenzione. “Una visione che ho abbandonato per amore di mia figlia – racconta al Sir -. Non potevo accettare che lei sarebbe cresciuta senza di me”. Così è arrivata la prima svolta.
“Ho cominciato a fare qualcosa di buono per il quartiere”.
Parole che si traducono in un impegno concreto. “Oggi sono portavoce di un gruppo di ragazzi ‘disoccupati organizzati’. Attuiamo uno sciopero al contrario. Invece di manifestare sotto i palazzi istituzionali, ci prendiamo cura dei vari spazi di Scampia di cui gli enti locali non hanno cura”. In pratica, si occupano della pulizia di luoghi abbandonati per “dimostrare che il lavoro da fare c’è e chiedere alle istituzioni di aiutarci economicamente” “Vogliamo vivere una vita dignitosa. Io rappresento, inoltre, questo gruppo nei tavoli istituzionali”.
Un “caso” che cambia la sua vita. Un incontro causale, fortuito ha permesso a Emanuele di vivere un’esperienza che costituisce la seconda svolta della sua vita: la partecipazione al film di Sky. Tra i vari lavori che il giovane napoletano svolge, anche quello di elettricista. “Avevo accettato di lavorare una giornata come aiutante elettricista a Napoli, al Pio Monte della Misericordia, che ospita ‘Le Sette opere di misericordia’ del Caravaggio”. Un dipinto che “dalla prima volta che l’avevo visto mi ha incantato per la bellezza che trasmette”. “Durante la pausa pranzo ho incontrato il regista e lo staff della troupe di Sky. Stavano girando il film ‘L’Anima e il Sangue’ sul Caravaggio. Parlando con Jesus Garces Lambert (il regista, ndr) gli ho raccontato del mio passato. E sono rimasti tutti colpiti dalla mia storia. Così mi hanno chiesto se avessi voluto fare un provino a Cinecittà”. Dopo 15 giorni è arrivata la chiamata a Roma.
“Non credevo fosse vero. Mi è stato chiesto di esprimere, con la fisicità, le emozioni che emergono dai quadri del Caravaggio. Un mese dopo mi è stato comunicato che mi avevano scelto. Ho provato una sensazione stupenda. Oggi posso dire che è stata un’esperienza bellissima”.
Dopo la presentazione del film. Oggi Emanuele si presenta come una “piccola scheggia” nella pellicola, mettendo in secondo piano che, in realtà, ne è stato protagonista. Ricorda il film come “un’esperienza eccezionale”. Lo sono stati anche i suoi numeri. In tre giorni di proiezioni nelle sale cinematografiche ha fatto registrare 170mila spettatori e un incasso di oltre 1,5 milioni. “La mia famiglia è contentissima. Io, però, non sono diventato un personaggio di successo, non mi ci vedo in quei panni. Mi vedo solo come una persona che riesce a realizzare i suoi sogni con perseveranza”. Il giovane non si considera neppure un attore. La sua presenza sul set è stata “una singola esperienza”, dice. E al telefono racconta il suo programma della giornata: “Questa sera c’è una mostra a Napoli, andrò lì a fare la pulizia dei tavoli”.
L’apprezzamento del Papa. Nei giorni scorsi lo staff di Sky è stato ricevuto, prima dell’udienza generale, da Papa Francesco, per fare dono al Pontefice di una copia del suo dipinto preferito, la Vocazione di Matteo di Caravaggio. E con l’occasione al Pontefice è stato raccontato del film e della storia di Emanuele Marigliano. Francesco ha invitato a farlo vedere nelle carceri e ha indicato la vicenda del protagonista come un esempio per molte persone che sognano una nuova vita dopo l’esperienza della detenzione. “È bello che io sia stato indicato come esempio di una persona che viene da una situazione difficile e riesce a vedere la luce. Quando mi è stato riferito, l’ho detto ai quattro venti, proprio a tutti. Ne sono stato felicissimo. Mi piacerebbe incontrare il Papa”. Nell’attesa che ciò si realizzi, Emanuele ha le idee ben chiare. “Voglio portare il film nelle scuole e raccontare la mia storia, portare la testimonianza di un ragazzo che ha vissuto anni nel buio e poi è riuscito a trovare la sua strada. Se cominciamo dai giovani, credo che non ci sarà neppure bisogno di andare in carcere a presentare il film, perché non ce ne sarà più il motivo”.