Economia

Buio in sala. I cinema hanno perso 25 milioni di spettatori

Audizione in commissione Cultura al Senato delle associazioni di settore. Tra le richieste la riduzione dell'Iva sul biglietto e un bonus sul modello di quello per l'arte

Il coronavirus ha spento le luci in sala. E il rischio è che la riaccensione, complice la pausa estiva e la mancanza di fondi, sia lenta e incerta. Il cinema è senza dubbio uno dei settori più colpiti dal lungo periodo di lockdown e non si tratta solo delle sale, la maggior parte delle quali ancora chiuse, ma di tutto il sistema della produzione e degli eventi. A lanciare un grido di allarme, durante l’audizione in commissione Cultura al Senato, una ventina di associazioni guidate dall’Anica (l’Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive multimediali). Il presidente Francesco Rutelli ha parlato di «un disastro senza precedenti» con una perdita nei mesi di chiusura di 25 milioni di spettatori. Numeri sottostimati secondo Mario Lorini, presidente dell’Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) secondo il quale gli spettatori persi sarebbero 30 milioni con un fatturato in calo di 300 milioni. Il 2019 era stato un anno eccezionale per l’Italia con oltre 100 milioni di biglietti staccati e la maggior crescita in Europa.

«Adesso è importane che il governo sostenga l’esperimento del Moviement Village con il cinema all’aperto» ha detto Rutelli sottolineando come nel lungo periodo serva soprattutto una spinta alle produzioni altrimenti si rischia una «tempesta perfetta». «La problematica principale è che film e serie tv hanno bisogno di ripartire e aspettiamo dal governo un adeguamento del tax credit e misure di sicurezza chiare» ha aggiunto Rutelli. Il sistema del tax credit prevede da un decennio a questa parte un credito d’imposta per le aziende del settore ma servono maggiori fondi. «Attualmente sono circa 400 milioni all’anno per l’intera filiera – ha detto Giancarlo Leone, presidente dell’Apa (Associazione produttori audiovisivo) –. Una cifra non sufficiente già in era normale, figuriamoci in era covid. Mancano 50 milioni di euro». Tra le richieste avanzate da più parti un fondo di garanzia per le assicurazioni delle riprese e per coprire gli extra-costi legati alle misure sanitarie. L’Anac (Associazione nazionale autori cinematografici) con il presidente Francesco Ranieri Martinotti e Ricky Tognazzi ha proposto invece la riduzione dell’Iva sul biglietto del cinema come è avvenuto in Francia già da qualche anno.

Di incognite pesanti sulle tempistiche e di un percorso di ripartenza tortuoso ha parlato Lorini mettendo l’accento sulla situazione occupazionale, i lavoratori del settore sono 150mila, e sulla necessità di prorogare la cassa integrazione sino a fine anno. Lorini ha riconosciuto l’impegno del governo pari a 20 milioni di euro destinati alle sale cinematografiche ma ha chiesto anche l’introduzione di bonus sul modello di quello previsto per l’arte (con un credito d’imposta per i mecenati). Della necessità di sostenere i lavoratori ha parlato anche Stefano Ciullo, direttore delle relazioni istituzionali di Netflix. «Il nostro è stato un servizio anticiclico con un aumento del consumo che adesso però si è normalizzato tornando a livelli normali. Adesso serve uno sforzo per far ripartire l’intero sistema».

da avvenire.it