Bruxelles-Mosca: relazioni fragili. Russia di Putin partner strategico ma vicino di casa ingombrante

Le relazioni con il gigante dell’est restano problematiche, acuite dalle ambizioni espansionistiche verso i Paesi confinanti e dalla guerra con l’Ucraina. I rapporti tra Ue e nazione euroasiatica devono essere misurati sulla politica prima che sulle innegabili comunanze culturali e religiose. Pace e rispetto reciproco sono un presupposto  irrinunciabile

I conflitti in Medio Oriente e in particolare la crisi dei rifugiati, oltre all’emergenza del terrorismo e della sicurezza, hanno distratto l’attenzione degli europei da un altro conflitto che continua ad avere un grande potenziale di rischio. Anche se al momento non sta dominando le prime pagine, la crisi Ucraina rimane comunque molto presente nel subconscio a motivo del ruolo della Russia. Il rapporto con la Russia resta un problema cruciale per l’Ue e ne influenza anche la politica interna.
Non è un caso che i portavoce dei partiti e dei movimenti nazionalisti in Europa occidentale si compiacciano di essere sostenitori e ammiratori del presidente russo Putin e critichino quei leader dell’Ue che vorrebbero sfidare l’ambizione e la politica della Russia. Si può facilmente spiegare quest’atteggiamento con l’inclinazione di costoro verso l’“uomo forte”, il grande leader che garantisce la sicurezza e l’ordine e fa ciò che è necessario senza lasciarsi bloccare da preoccupazioni piccolo-borghesi.
Secondo questi simpatizzanti di Putin, tra l’altro, il mondo occidentale è responsabile del fatto che, dopo una fase molto promettente di cooperazione nel primo decennio dopo la caduta della Cortina di ferro, la Russia di Putin si sia tirata indietro e le relazioni da allora siano diventate difficili.Secondo questa lettura, la Russia si sentirebbe attaccata dall’allargamento della Nato e dell’Ue verso est, e anche dall’accordo di libero scambio tra Ue e Ucraina. L’“anima russa” sarebbe rimasta ferita anche dal comportamento dei politici occidentali che hanno rifiutato rispetto e riconoscimento alla Russia quale potenza mondiale. In queste denunce da un punto di vista occidentale si evidenzia la stessa paranoia che all’interno della Russia ha portato alla repressione della società civile e all’uniformità forzata dell’opinione pubblica.
Anche molti cittadini e cittadine apolitici e di buona volontà però sono pronti a guardare generosamente aldilà dell’aggressività, della violazione del diritto internazionale e del comportamento minaccioso della Russia che mette in pericolo la pace europea. Chiedono che si tenga un posto libero per la Russia in Europa, perché – si dice – l’unità dell’Europa non si può realizzare senza la Russia.
Questo atteggiamento molto diffuso si può spiegare con la preoccupazione per la sicurezza minacciata dal confronto con questo vicino ingombrante e con la paura delle perdite commerciali in conseguenza della rottura delle relazioni economiche. In realtà non c’è discussione sullo sviluppo e sul futuro dell’Europa senza che qualcuno si alzi in piedi per ricordare che la Russia è un Paese europeo e che il popolo russo condivide con gli Stati membri dell’Ue la sua matrice cristiana, i suoi valori fondamentali e le sue radici culturali.
Ora, naturalmente,

non c’è assolutamente alcun dubbio che relazioni buone, pacifiche, amichevoli tra Ue e Russia siano desiderabili da ogni punto di vista.

Una collaborazione attiva soddisferebbe le reciproche esigenze di sicurezza ed entrambe le parti potrebbero trarne vantaggio economico, politico e culturale. La disponibilità al dialogo da parte dell’Ue c’è. Per le democrazie occidentali, però non è possibile che sia lasciata in sospeso la politica russa aggressiva di cui Putin è responsabile, che ha annesso la Crimea contro il diritto internazionale e ha portato la guerra in Ucraina. Sarebbe un invito per l’aggressore a iniziare altre avventure a spese dei suoi vicini. Non bisogna dimenticare che prima dell’azione contro la Crimea già la Georgia era stata attaccata dalla Russia e in parte occupata. Fino a quando permane l’annessione della Crimea e persiste l’aggressione contro l’Ucraina, non sarà possibile strutturare in maniera positiva e durevole il rapporto con la Russia. Il requisito minimo è il rispetto degli accordi di Minsk del 2014 e 2015 per porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale.
L’Ue fin dall’inizio ha escluso l’intervento militare come metodo di confronto ed è orientata a raggiungere l’obiettivo di fermare il conflitto e possibilmente di ristabilire lo stato di diritto con i mezzi della diplomazia. Come strumento di pressione ha a disposizione solo le sanzioni economiche che hanno effetti molto lenti e si riversano negativamente anche sull’economia comunitaria.
Alla luce di questa situazione, l’adesione della Russia all’Ue non è un’opzione possibile e in questo contesto anche il riferimento alle affinità culturali e alle comuni radici storiche nel cristianesimo è assurdo.Cultura e politica sono sfere separate a prescindere dalle reciproche influenze. Mescolare i fatti e i problemi attinenti alle due sfere al fine di ottenere argomenti politici non è possibile. Non è la comunanza culturale a essere fondamentale per l’adesione all’Ue, ma l’accordo politico.
Comunque, nel caso in cui un tale accordo diventasse possibile in futuro, in modo tale per cui il sistema politico della Russia un giorno sia compatibile con l’Ue e rispetti le regole democratiche e le norme costituzionali, l’adesione della Russia all’Unione europea avrebbe senso o sarebbe comunque auspicabile? Guardando all’enorme distesa di terra che nella sua varietà è essa stessa un’Unione, anzi una federazione, costituita da una molteplicità di nazioni, regioni e territori, ciascuno con proprie tradizioni e istituzioni, la domanda deve essere respinta. La Russia non ha bisogno dell’adesione all’Unione, se non come mezzo per espandere il suo impero. L’Europa perderebbe la sua identità e, in definitiva, anche la sua anima. La Russia e l’Europa però hanno entrambe bisogno di pace come presupposto per una proficua collaborazione.