Fondazione Varrone

Bilancio di fine mandato, D’Onofrio: «Onorati gli impegni: lasciamo una Fondazione più aperta e solidale»

D'Onofrio: «Dall’intesa con i Comuni, la Diocesi e le Soprintendenze è nato un modello virtuoso di collaborazione pubblico-privata che ha dato i suoi frutti e continuerà a darne: libri, restauri, mostre»

2018-2022 Fare insieme, la sfida vinta della Fondazione Varrone. Si intitola così il volume che riepiloga il bilancio di mandato del Consiglio di Amministrazione uscente della Fondazione Varrone, guidato dal Presidente Antonio D’Onofrio e presentato oggi pomeriggio a Palazzo Potenziani nel corso di una conferenza stampa. Non un elenco delle cose fatte ma un ciclo che si conclude dove e com’era cominciato, nell’ottobre 2018, con la presentazione del piano programmatico. “Agire sul sociale, di più e meglio. Fare le cose insieme, superando i personalismi e puntando al risultato. Questo era il programma con cui ci presentammo alla stampa. La fantasia era quella di cambiare il concetto della Fondazione dei salotti per fare una Fondazione che si immergesse nel sociale, che è poi quello che ci chiede l’Acri: una Fondazione che si cala nei problemi e diventa parte della soluzione, non un semplice ente erogatore. Se pensiamo a quello che la Fondazione è stata in questi anni sento di poter dire che ci siamo riusciti”, ha detto il Presidente D’Onofrio, affiancato dai Consiglieri Edoardo Antonicoli, Giuseppe Balloni, Alberto Di Fazio, Giada Dionisi e dal Segretario Generale Brunella Lilli; assenti perché fuori Rieti il vice presidente Basilio Battisti e il consigliere Benedetto Baroni.

Non sono stati anni ordinari, e quando è arrivata la tempesta del Covid “non ci siamo messi alla finestra ad aspettare che passasse ma ci siamo buttati a capofitto nella gestione dell’emergenza, al fianco della sanità, della scuola, dei Comuni, delle famiglie, e dei poveri, una realtà che è esplosa con il lockdown”.

Tutto questo senza dimenticare l’altra grande emergenza seguita al terremoto del 2016, la ricostruzione di Amatrice e Accumoli: “Dall’intesa con i Comuni, la Diocesi e le Soprintendenze è nato un modello virtuoso di collaborazione pubblico-privata che ha dato i suoi frutti e continuerà a darne: libri, restauri, mostre”.

Né è venuto meno l’impegno a stimolare lo sviluppo locale e il dibattito sul futuro del territorio: «Con Vivaio abbiamo scelto di affiancare giovani aspiranti imprenditori o persone inoccupate per aiutarli a trovare una loro dimensione lavorativa – prosegue D’Onofrio – Con lo studio del Censis, i webinar e i dibattiti abbiamo cercato di capire e indicare strade di sviluppo possibile per la città e per i nostri paesi. Con il bando Progetti Strategici ci siamo messi accanto ai sindaci per agevolarli nella stesura di progetti di rilancio veri che possano avere chance di essere finanziati con i fondi del Pnrr».

Nonostante le restrizioni del Covid la Fondazione non ha smesso neppure di fare musica, teatro, arte e cultura: «In questi quattro anni siamo tornati a fare spettacoli a San Giorgio, siamo andati per la prima volta a portare musicisti e attori nei borghi abbandonati e nei cortili di periferia. Abbiamo ospitato a Palazzo Potenziani i disegni e i quadri dei “matti” dell’ospedale psichiatrico, abbiamo riportato in Sabina il carro di Eretum e ora ospitiamo a Palazzo Dosi una mostra di opere di de Chirico come non se ne facevano da anni in Italia, e certamente non a Rieti».

Ma l’operazione di cui D’Onofrio va più fiero è quella di Villa Rosina: «Per la prima volta la Fondazione ha ricevuto qualcosa in dono, e lo considero un riconoscimento al nostro ruolo e alle nostre capacità progettuali: abbiamo avuto una bellissima villa al Terminillo, che ora si apre a ragazzi e bambini oncologici per momenti di vacanza tra la natura. Vado fiero anche del Polo Autismo di Sant’Eusanio, sostenuto insieme alla Chiesa di Rieti e all’Ater. Merito di un volontariato maturo come quello della Mensa di Santa Chiara e della Loco Motiva, con cui abbiamo lavorato non solo per rispondere ai problemi del momento ma sulla cura e sulla presenza stabile nel tempo».

Dai progetti ai numeri: il Consiglio di Amministrazione uscente lascia alla Fondazione un patrimonio che passa dai 107,5 milioni di euro del 2018 ai 112,2 milioni di euro del 2021. Questo nonostante le due gravi crisi dei mercati finanziari (quella della primavera-estate 2018 innescata dalla situazione politica e quella della primavera 2020, provocata dall’avvento del Covid), che hanno reso necessario limare le erogazioni a 6,7 milioni totali nel quadriennio.

Ciò nonostante la Fondazione ha saputo rivedere le priorità, investendo massicciamente nel sociale e nella sanità. Con l’hub realizzato per la Asl in quello che era l’archivio dell’ente all’ex Bosi, i reatini hanno beneficiato di una campagna vaccinale che ha fatto di Rieti un modello in Italia, anche questo all’insegna del fare le cose insieme, pubblico e privato, per il bene del territorio.

«Tutto questo è stato fatto non solo da noi ma da tutta la Fondazione – ha concluso D’Onofrio – dal Consiglio di Indirizzo che ha saputo rimodulare in corsa programmi e dotazioni finanziarie all’Assemblea dei Soci, con la sua azione di stimolo, e soprattutto dal personale di staff, guidato con una energia e una passione formidabile dal Segretario Generale Brunella Lilli. È per questo che con i colleghi del Consiglio di Amministrazione siamo tranquilli nel passare il testimone, perché siamo certi che il cammino della Fondazione davvero al servizio della comunità continuerà e nel migliore dei modi».