l 20 gennaio 2021, il mondo seguiva in tv il giuramento di Job Biden come 46º presidente degli Stati Uniti d’America. “E’ stato un anno di difficoltà, ma anche un anno di enormi progressi”. Così, tempestato di domande in un’affollatissima conferenza stampa nell’east Room alla vigilia del suo primo anno alla Casa Bianca, Joe Biden ha cercato di rilanciare la sua presidenza, segnata negli ultimi sei mesi da un crollo nei sondaggi, che gli attribuiscono ora il 40 per cento circa dei consensi. Dati condivisi con la sua vice Kamala Harris, che al momento non sembra sia riuscita a stagliarsi come sua possibile erede, ma con la quale il presidente ha ribadito di voler correre nel 2024.
I successi nelle parole di Biden
Da parte sua, Biden ha cercato di mettere in fila tutti i successi della sua amministrazione e di dispensare ottimismo sui problemi irrisolti. Ha parlato di “progressi storici” nell’economia che un anno fa “era sull’orlo del collasso” e che ora può vantare un tasso di disoccupazione del 3,9 per cento (contro il 6,4 per cento) e il record di 6,4 milioni di nuovi posti di lavoro (contro la perdita di 9,4 milioni). Ha parlato di svolta nella pandemia, con il 74 per cento degli adulti completamente vaccinati (contro l’1 per cento di un anno fa) e il 95 per cento delle scuole aperte (contro il 46 per cento). “Ora siamo in una situazione migliore, non torneremo ai lockdown e alla chiusure delle scuole, ma dobbiamo vaccinarci e proteggerci”, ha sottolineato. Tra i successi vantati anche il piano di aiuti anti Covid da 1.900 miliardi e quello sulle infrastrutture da 1.250 miliardi. E, sul piano internazionale, il rilancio della leadership statunitense, delle alleanze e della difesa dei diritti umani.
I limiti sottolineati dai media
Un errore messo in luce dai media è stato quello di promettere che il 4 luglio sarebbe stata la festa dell’indipendenza dal virus: poi sono arrivate le varianti Delta e Omicron, che hanno ripiombato il Paese nell’emergenza con dati record. E nei giorni scorsi la Corte suprema ha cancellato l’obbligo di vaccino nelle grandi aziende. La ripresa economica invece è segnata dalle strozzature della catena di fornitura, dal caro benzina e da un’inflazione al 7 per cento (al massimo dopo 40 anni): la ricetta è rendere l’economia “più produttiva”, ha spiegato Biden, apprezzando anche che la Federal Reserve, la banca centrale statuinitense, ricalibri gli aiuti. Ci sono anche due senatori democratici che, a causa dell’esigua maggioranza del partito nella Camera alta, bloccano il resto dell’agenda del presidente: il piano da 1.900 miliardi per welfare, educazione e clima, le leggi elettorali a tutela del voto, nonché le restrizioni sulle armi, la riforma della polizia e quella dell’immigrazione, tornata a livelli record al confine con il Messico.
La prossima tappa di analisi sarà il discorso sullo stato dell’Unione del primo marzo davanti al Congresso. Ma lo sguardo in realtà va alle elezioni di midterm a novembre quando i repubblicani – al momento dati in vantaggio nelle preferenze di voto – potrebbero conquistare entrambi i rami del parlamento. Per una riflessione di bilancio e di prospettiva, abbiamo intervistato Raffaele Marchetti, docente di relazioni internazionali: