Basta una mela per fare un santo?

Con la morte del fondatore della Apple, è iniziata anche una intensa opera di canonizzazione mediatica. Viene il sospetto che ci sia qualcosa che non va…

Ognuno la veda come vuole, ma andando a stringere la morte di Steve Jobs è semplicemente la morte di un miliardario, di un imprenditore di successo, ma spietato, di uno che ha saputo coniugare tecnologia e business. Niente di male, per carità, ma non si vede davvero cosa abbia tutto il mondo da piangere.

Si dice che sia stato un grande innovatore. Può darsi, anche se più che nel risolvere i bisogni delle persone, l’informatica di Jobs pare pensata per creare nuovi bisogni da soddisfare. Certo, anche in questo ci vuole talento, ma il messaggio è un po’ diverso da quello dei santi cristiani o da esperienze come quelle del Mahatma Ghandi.

Non è stato neppure come Albert Bruce Sabin, che rifiutò di brevettare il vaccino per la poliomelite, rinunciando allo sfruttamento dei diritti commerciali e continuando a vivere col solo stipendio di professore universitario. L’azienda di Jobs invece, dai suoi giocattoli, e dagli apparecchi più seri, trae fior di profitti.

La Apple, poi, non è nemmeno lontanamente paragonabile alla Olivetti di Adriano Olivetti, straordinario laboratorio di lavoro e società, di politica e diritti.

Si dirà che i prodotti pensati da Jobs sono buoni, ottimi, i migliori. E allora? Non è questo che una ditta deve fare? Faremo sante anche la BMW o la Toyota per questo?

Forse allora dietro alla canonizzazione mediatica di Steve Jobs, all’uso meticoloso della sua biografia di trovatello (ma è l’unico trovatello al mondo?), all’accento posto sulla sua genialità (ma il mondo manca di persone intelligenti?) c’è altro. C’è l’idea di fare marketing legando la sua figura idealizzata ad oggetti consumo (computer, telefoni, lettori musicali). Così, si spera, i consumatori si illuderanno che acquistando prodotti con la mela sopra, acquisteranno anche un po’ delle buone qualità del caro estinto.

4 thoughts on “Basta una mela per fare un santo?”

  1. Luca

    Articolo superficiale e privo di una ricerca mirata a capire davvero perché la morte di Steve Jobs è stata così partecipata da mezzo mondo. Ai limiti del ridicolo il paragone con Olivetti la cui a capacità d’innovare e rinnovare è stata complessivamente prossima allo zero. Di che parliamo degli Olivetti M24 cloni dei PC IBM oppure dei nuovi notebook made in china e brandizzati Olivetti? Una volta tanto meglio tacere che scrivere a vanvera.

    Un saluto,
    Ipnotik
    ipnotik.com

    1. Redazione Frontiera

      Rispetto alla capacità di innovare della Olivetti basta fare una ricerca in rete. Un link a caso può essere questo: http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_computer
      ma ci sono fonti molto più approfondite. In ogni caso si parlava, più che della Olivetti, di Adriano Olivetti, e della sua straordinaria esperienza umana e imprenditoriale. Anche su questo argomento ci sono molte fonti on-line. Di nuovo un link a caso: http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=11944#axzz1bqNBpcjV
      Dopo di che il mondo partecipa alla morte di chi vuole.

  2. Luca

    Leggo in rete che molti criticano o guardano addirittura con disprezzo tutti questi commenti commossi relegando Jobs a uomo di marketing che era li per i propri interessi e fondamentalmente per accrescere il valore dalla propria azienda. Tutti costoro dovrebbero ricordare quello che erano i computer prima del Macintosh, quello che erano i walkman prima dell’iPod, gli smartphone prima di iPhone ed infine i tablet prima di iPad. Senza dimenticare film di animazione creati dalla sua Pixar come ToyStory o Cars. Dovrebbero semplicemente riconoscere in tutta sincerità che quello realizzato da Steve Jobs in 56 anni la maggior parte di noi non lo realizzerà in tutta una vita. Questo è l’uomo che ammiriamo, questa è la persona che ci mancherà e non basteranno forse 30 anni prima che rivedremo l’alba di un nuovo Jobs. Francamente il paragone con Olivetti, certamente imprenditore illuminato, è improponibile.

  3. Redazione Frontiera

    E’ vero, il paragone Jobs – Olivetti è del tutto improponibile. Guardando al primo in sostanza si guarda a degli oggetti (ben fatti, per carità, i migliori), ovvero al miglioramento della vita dal punto di vista del mero consumo (non di fascia popolare) e del comfort. Guardando al secondo si trova un esperimento industriale (oggetti ben fatti, i migliori), ma anche e soprattutto politico, sociale e spirituale. Nell’articolo poi, si faceva un altro discorso. O vogliamo dire che Jobs aveva la statura morale di un Sabin?

Comments are closed.